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Dalle 8 alle 17

Da Marcoscataglini
"La gente va in fabbrica e dalle otto alle cinque si dedica senza fiatare a mansioni assolutamente prive di senso, perché la struttura esige che sia così. Non c'è nessun cattivo che li vuol costringere a vivere delle vite senza senso, è solo che la struttura, il sistema, lo esige, e nessuno è disposto ad assumersi l'arduo compito di cambiare la struttura solo perché non ha senso"
         Robert M. Pirsig "Lo Zen e l'arte della manutenzione della Motocicletta"
Dalle 8 alle 17
Avrei poco da aggiungere a questa precisa e tagliente descrizione della vita in fabbrica che si applica para para anche al modo di vivere contemporaneo, se non fosse che l'attualità di queste ore ci offre ulteriori spunti di riflessione. Da un lato gli studenti che protestano, in modo per così dire vivace; dall'altro un governo che ottiene una fiducia risicata che gli impedirà di continuare a fare i danni fatti finora, almeno con il ritmo precedente, ma che nel contempo lo mantiene in carica, e dunque lascia irrisolti tutti i problemi. Ecco una perfetta Polaroid (anzi "Impossible Project"), una istantanea immediata, della realtà italiana: tutti, o quasi, percepiscono il fatto che le cose non vanno come dovrebbero, che il sistema non funziona più (se mai ha funzionato...), che viviamo vite "prive di senso", ma nello stesso tempo nessuno di noi ha la forza e la capacità di assumersi il compito -ai limiti dell'impossibile, questo è vero- di cambiare la struttura, di abbatterla per costruirne una nuova, più sensata. Ci si arrabatta con provvedimenti provvisori e di corto respiro: lo stesso governo Berlusconi (come tutti i precedenti e tutti quelli che lo seguiranno) ha sempre avuto lo sguardo fisso alla successiva tornata elettorale, non certo al bene del paese per i prossimi -per dire- cinquant'anni. Da tempo, oramai, i politici hanno rinunciato ad avere progetti e aspirazioni che vadano al di là del contingente, che siano lungimiranti. E' questo che affossa l'Italia, che la rende triste e priva di entusiasmo, in una parola: spenta. Però, come diceva Oscar Wilde in "Il ventaglio di Lady Windermere", "siamo tutti nel fango, ma alcuni di noi guardano le stelle", credo che sebbene il paese vada a rotoli (o, in ogni senso, "a puttane"), ci sia ora più che mai la necessità di mirare in alto, di avere una nuova prospettiva. Verrà il giorno in cui chi protesta lo farà con metodo per far sì che la sua (legittima) protesta sia costruttiva (se non altro per non ritrovarci poi i contestatori di oggi a fare da portaborse a qualche onorevole o i passacarte di un imprenditore di successo...), e verrà il giorno in cui ci saranno politici in grado di catturare gli entusiasmi, certo, ma anche di dirigerli verso il bene dell'intera collettività, non solo personale o di alcune parti della società: allora, ci sarà bisogno di persone che sanno guardare verso le stelle, immaginare, sognare, progettare, essere insomma migliori di questo insopportabile fango nel quale ci troviamo immersi oggi. Nel frattempo: non fate l'onda!

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