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Dalle colline agli ulivi

Creato il 10 giugno 2015 da Federbernardini53 @FedeBernardini

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Di Michela Elettra Salvatore Quando si vive lontani dal proprio paese d’origine, in una località nuova, diversa dalla propria, si tende a sentirsi sempre ospiti e a fare continui paragoni col proprio luogo di nascita.
Prendete me. Vengo da un piccolo paese dell’Irpinia, con gente semplice, contadina, dove ci si conosce tutti, si è tutti parenti, dove si critica il vicino di casa da dietro le tendine della finestra, ma dove scatta una solidarietà immediata e totale qualora qualcuno avesse bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa.
Da noi il rispetto è cosa importante, soprattutto nei confronti degli anziani. È talmente sentito, forte che si usa chiamare tutti zio (o nonno): “Zi’ Ntoniu, Zi’ Cuncetta, Zi’ Giuanni”.
Altra nota caratteristica tipicamente campana è dare del “voi”. In quel voi si concentra tutto l’affetto, la stima, il riguardo che c’è non solo verso gli anziani, ma anche nei confronti di una persona “importante”, ragguardevole o che non si conosce bene.
La mentalità, i modi, gli atteggiamenti sono umili, semplici, spontanei. Si mette cuore in tutto, dappertutto, oserei dire anche nelle cose cattive.
Tredici anni fa, però, mi sono trasferita qui, in Puglia. Sono rimasta al Sud, ma in un Sud diverso dal mio. Eh già, perché il Sud non è tutto uguale.
Vivo in paesone contadino come il mio, ma con ambizioni cittadine, dove la gente lavora nei vigneti e negli uliveti, ma con un atteggiamento diverso da quello dei miei contadini.
Una delle prime cose che mi sorprese quando arrivai qui fu l’uso “indiscriminato” del tu. Qui si usa solo il tu. Lo si dà a tutti: al familiare, all’amico, al parroco, al medico, al sindaco, al mendicante. E in quel tu (ma forse questa è solo una mia impressione) c’è non un senso di fratellanza, di “vogliamoci bene perché siamo tutti uguali”, no, al contrario, si avverte una sorta di arroganza mista a superiorità, di mancanza di quell’affetto bonario e di quel rispetto di cui parlavo prima. E a me, che sono stata abituata allo Zi’, al Papanonn, risulta particolarmente sgradevole e ineducato.
Purtroppo, però, vivo qui, sono costretta a sentirlo, a subirlo, ma, sicuramente, non ad usarlo.
Sono nata montanara, conservo, fiera, la mia mentalità agreste e credo proprio che morirò tale.

Illustrazione: Casalbore, Torre Normanna


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