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Dalle parti del Körner Kiez.

Da Arturo Robertazzi - @artnite @ArtNite
  • Categoria Cuore
  • Categoria Stopmaco

Non è ancora buio qui a Berlino, fa ancora caldo, dalla finestra entrano voci di turchi. Non le capisco, eppure quando arrivano alle mie orecchie mi dicono di uscire e di godermi la notte di Neukölln.

Le ascolto.

Vado in strada, in Hermannstraße volto a destra. Mi addentro nel cuore del quartiere: mi capita sempre più spesso recentemente, ché Neukölln sta diventando viva.

Con la musica di Sylvie, cammino su Hermannstraße, supero Leinestraße, diretto verso il Körner Kiez. Il valzer che ascolto rilassa i miei pensieri, che da ricordi diventano immaginazione. E, come fossi in un film, incrocio un cowboy alto e bello con due baffoni biondi e un cappello di paglia in testa. Guarda il mio di cappello e poi i miei di baffi e ci lanciamo un sorriso di intesa.

A Hermannstraße giro a sinistra su Emser Straße, una nuova strada per me. Perduto tra marciapiedi scoscesi e famiglie turche che parlano in tedesco, scovo una lavagna rettangolare di tre metri per due. Sopra c’è scritto “Bevor ich sterbe” (click!). Una lavagna su cui ci si scrive cose tipo “Prima di morire voglio riparare la mia bicicletta”, “voglio una donna porca”, “voglio poter non morire”.

Sullo stesso marciapiedi di “Bevor ich sterbe” vedo cadere decine e decine di bolle di sapone. Alla fine dello stormo di sfere luccicanti, un bambino, sporto al balcone, mi saluta. Ricambio il saluto e continuo.

E turchi che fumano i loro narghilé, studenti seduti a tavoli ricoperti di bottiglie e cicche di sigarette, e donne nascoste dentro veli.

Arrivo al Laika, ordino una Urquell, mi siedo. Due finlandesi, in giro per la notte di Neukölln, mi chiedono “cosa stai scrivendo?”.

E comincio il racconto: “Non era ancora buio qui a Berlino, faceva ancora caldo, dalla finestra entravano voci di turchi…”

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