Premessa: Io amo sviscerare, analizzare e interrogarmi sul mondo che mi circonda, sulle cose che amo e su quello che vedo. Sono estremamente critica e amo intavolare dibattiti costruttivi. Questo post nasce da una mia personale riflessione. Avevo semplicemente voglia di condividerla e di conoscere il parere di chi incappa in questo blog per caso e di chi lo legge abitualmente.Ci sono autori che magicamente scompaiono e delle loro successive pubblicazioni si sa poco o nulla. Molto spesso si tratta di quei fantomatici casi editoriali, basati il più delle volte solo ed esclusivamente su una buona compagna pubblicitaria, che in sostanza si mostrano totalmente incapaci di sostenere le aspettative del grande pubblico. Ci sono però autori con molto potenziale dei quali inevitabilmente si perdono le tracce causa: pessime scelte editoriali. La stella di Lorenzo Licalzi, ad esempio, era nata a mio avviso sotto gli auspici più favorevoli. I suoi primi libri Non so, Io no, Che cosa ti aspetti da me e Il privilegio di essere un guru sono libri ironici, spensierati, dal ritmo travolgente e dallo stile originale. Personalmente ho conosciuto questo scrittore grazie al film di Simona Izzo e Ricky Tognazzi tratto dall’omonimo romanzo Io no. Mi sono innamorata della scrittura di Licalzi, dei suoi personaggi e delle sue storie senza tempo. In particolar modo sia alla lettura di Io no che a quella di Che cosa ti aspetti da me devo molto. Sono entrambi romanzi struggenti, intensi, teneri e meravigliosamente ironici dove lo scrittore, attraverso dei personaggi che il lettore difficilmente dimenticherà, parla di come gli uomini si perdano e di come miracolosamente riescano a ritrovarsi. Sono libri che parlano dell’amore nella sua forma più semplice e pura, ma soprattutto di vita e in particolar modo in Che cosa ti aspetti da me, grazie alla meravigliosa storia del professor Perez, Licalzi intesse un vero e proprio inno alla vita. Leggendo le trame dei nuovi romanzi di questo scrittore, però, tutto sa di già letto, già visto, già sentito. Cosa è cambiato in questo scrittore ironico e disincantato? Cosa lo porta a scrivere sempre delle stesso stereotipo, sempre delle stesse storie?Perché pubblicare una serie di romanzi dopo Il privilegio di essere un guru, uno dei libri più divertenti e disincantati che ho letto nella mia carriera di lettrice, dove tanti Andrea Zanardi e Tommaso Perez raccontano sempre la stessa storia?La cosa che più mi ha colpito è che, soprattutto le ultime due pubblicazioni, sono rimaste ai più sconosciute, non sono state minimamente pubblicizzate e chiunque segua sui vari social network pagine dedicate a libri, blog letterari e case editrici è in un modo o nell’altro informato sulle nuove uscite. Su Licalzi, però, è calato il silenzio. La cosa che mi ha lasciato più perplessa però è che in due casi non solo è evidente, ma è anche dichiarato lo "scopiazzamento" da due suoi romanzi precedenti al punto che, leggendo la trama in quarta di copertina, sembra di leggere quella degli altri due. Cosa è cambiato dunque, perché non si punta più su questo scrittore? E soprattutto: perché ristampare Io no e piazzare in copertina un bollino con “l’autorevole” giudizio di Fabio Volo sul romanzo? Si vende davvero così poco? Eppure ci troviamo al cospetto di uno scrittore dall’indubbio talento, conosciuto, almeno fino a qualche anno fa, dal grande pubblico. Forse Licalzi non ha più nulla da dire. Forse la voglia o l’esigenza di omologare e rendere seriale i suoi lavori si è rivelata una mossa poco felice. O forse anche questa volta nella spasmodica ricerca di storie banali e zuccherose, si è inevitabilmente persa la complicata, dolce e ironica bellezza di una scrittura che elogiava la disarmante semplicità della vita. In attesa di risolvere questo mistero vi saluto.Alla prossimaDiana
Magazine Cultura
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