Il picco della mia religiosità in questo periodo della vita lo raggiungo quando vado per funghi.
Quando comincio a infrattarmi sotto alle scope e quando m'arrampico per erte selve di castagni o faggi allora mi piglia un disperato bisogno di trovare un fungo.
(laddove fungo = porcino)
Dopo un po' che girello e che fatico senza incappare nel seme di un boletus manco pagando, ecco che inizio a pregare dio, o chi per lui, di farmene trovare uno.
Giusto uno, mica novanta.
Perché poi quell'uno mi consentirebbe di affrontare il bosco e scandagliare il fogliame con tutt'altro spirito e convinzione.
E se il porcino tarda a palesarsi e magari vedo il bosco che è in tiro e, diamine, se lo voglio trovare quel cazzo di fungo, ecco che la preghiera sale di livello - o scende, chissà? - e va a configurarsi in una sorta di prova stessa dell'esistenza di dio, o di chi per lui.
Una deriva eretico-micologica inarrestabile.
Cioè, cavolo, potrai ben farmi trovare un porcino, cosa ti costa? Non ti chiedo di stravolgere la realtà, di far riaffiorare il Titanic o di far vincere il terzo scudetto alla Fiorentina.
Siamo chiari, se esisti mi fai trovare un porcino. Altrimenti capisco quello che c'è da capire, e tiro le mie conclusioni.
Insomma, al di là di quello che trovate vergato a spray sui ponti autostradali, io posso dirvi con assoluta certezza se dio esiste oppure no: basta che vado(*) a cercare funghi.
Per la cronaca giovedì scorso non esisteva, ma sabato sì.
(*) Aut. Min. Conc.