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Damsels in Distress

Creato il 08 agosto 2014 da In Central Perk @InCentralPerk
E' già Ieri -2011-
Non è un'altra stupida commedia americana.
Ah, pardon, questo era il titolo di un'altra stupida commedia americana.
Damsels in distress invece non lo è, stupida, intendo, commedia invece sì, eccome.
La sua intelligenza sta nel prendere parecchi clichè e stereotipi da commedia e da America, tritarli finemente con una buona dose di ironia e sagacia, facendone uscire un film nuovo, anche se con il sapore di già visto, e indipendente, cosa che non guasta mai.
Damsels in Distress
L'ambientazione è quel college americano fucina di numerose pellicole goliardiche, da Animal House in poi, dove Violet e le sue devote amiche si muovono superiormente rispetto agli altri, convinte di avere una vocazione -quella di salvare gli aspiranti suicidi dal loro tragico destino- che le innalza.
Per non farsi mancare nulla, Violet è convinta anche che una ragazza non dovrebbe mai innamorarsi di un ragazzo bello e attraente, ma preferirgli invece uno più rozzo e stupido, come il suo Frank, il cui quoziente intellettivo non è certo tra i più alti.
Ad essere iniziata a tutte queste regole scritte e non scritte, è la nuova arrivata Lily, che oscillerà di continuo dal credere Violet una pazza incurabile o un esempio di lucidità magari estrema ma comunque socialmente utile.
Impossibile non frapporre nel loro cammino l'amore, con Frank presto conteso da un'altra donna, Lily divisa invece dal misterioso e bugiardo Charlie e l'asceta cataro Xavier, con le due amiche che finiranno invariabilmente per innamorarsi dello stesso ragazzo.
Damsels in Distress
Ma, come si diceva, non siamo davanti a un'altra stupida commedia americana, e anche se qui le confraternite (romane, non greche) ci sono, e ci sono pure i party per adescare e i nuovi amori pronti a sbocciare, Greta Gerwig prima di diventare l'undateable per eccellenza in Frances Ha, e le altre danno vita a una compagnia femminile divertente e ironica, che tutti questi stereotipi di "brave ragazze" li riusa in chiave ironica, attraverso dialoghi ricchi di humour involontario e di situazioni al limite, vedi anche solo Thor, che al college ancora non sa distinguere i vari colori.
Nell'atmosfera carica di brio e frizzantezza che Whit Stillman riesce a creare, dai colori pastello e dalla fotografia illuminante, manca però qualcosa di essenziale, forse dei sottotitoli italiani per permettere alla sottoscritta di apprezzare meglio battute e citazioni.
Resta il fatto, fortunatamente, che pur non raccontando nulla di nuovo, queste Damsels in Distress catturano e divertono, parlando di depressione e suicidi, trovando la soluzione al tutto: ballando.
Meraviglioso così il finale, sulle note della sambola, che sì, pure Thor riesce a ballare.
Damsels in Distress
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