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Danganronpa 2: Goodbye Despair – Recensione

Da Videogiochi @ZGiochi
Recensione del 01/10/2014

Cover Danganronpa 2: Goodbye Despair

PS Vita Pegi 16 TESTATO SU
PSVITA

Genere:

Sviluppatore:

Produttore: NIS America

Distributore: Bandai Namco

Lingua: Inglese

Giocatori: 1

Data di uscita: 05/09/2014

Danganronpa 2: Goodbye Despair – Recensione PSVITA

EUR 44,02

VISITA LA SCHEDA DI Danganronpa 2: Goodbye Despair

Pro-1Trama e personaggi al top, delirio e comicità di alcune situazioni Contro-1Il preambolo è molto simile al primo capitolo, nelle fasi iniziali si perde qualcosa in termini di coinvolgimento

Pro-2Svariati contenuti aggiuntivi ne estendono la già ottima longevità Contro-2OST riciclate e doppiaggio in inglese migliorabile

Pro-3Più impegnativo del predecessore, sia nelle class trial che nei mini-giochi Contro-3Scenari non curatissimi

Realizzare un nuovo capitolo di un videogioco considerato notevole per qualità e spessore, che ha accontentato il desiderio esasperato dei fan di un genere molto particolare come le visual novel, non è mai cosa semplice. Quelli di Spike Chunsoft lo sanno bene e finalmente, a distanza di circa quattro anni dal primo Danganronpa, da qualche settimana è disponibile anche nei nostri territori – e soltanto su PlayStation Vita – Danganronpa 2: Goodbye Despair, che ne riprende il concept: sedici studenti sono stati ammessi all’esclusiva Hope’s Peak Academy, e chissà come andrà a finire questa volta…

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SOLE, SPIAGGIA E OMICIDI

Qualcosa andrà pur cambiato, non si può pensare di attirare critica e pubblico confezionando giochi fotocopia, questo modo di intendere lo “sviluppo” andrebbe debellato quanto prima, ma soprattutto in una visual novel c’è bisogno che alla base della struttura e dello sviluppo del canovaccio ci siano condizioni e situazioni un po’ differenti rispetto ad eventuali ed altri capitoli della serie. Per questo, Danganronpa 2: Goodbye Despair è ambientato in una location tropicale costituita da una serie di isolotti lontani dal mondo, a pensarci bene microcosmo perfetto per testare la vera natura dell’uomo, che non tarderà a manifestarsi in tutto il suo “splendore”. Nuovo scenario, incipit di sempre, ma con nuovi protagonisti: Hajime Hinata, di cui gestiremo le azioni, è “intrappolato” assieme ad altri quindici studenti nell’autorevole accademia che accoglie solo talenti, definiti Ultimate: dal miglior meccanico al miglior allevatore di animali, dal promettente gangster alla più capace infermiera, toccando altre professioni come quella del cuoco e del fotografo, con tanto di Ultimate Gamer!

Lo stupore e l’apparente felicità d’essere immersi in un paradisiaco ambiente dura però troppo poco: apparso Monokuma (piacevole la new entry Usami/Monomi, una coniglietta dolce e carina…), piccolo e malefico orsetto robot conosciuto già nel primo Danganronpa, i sedici studenti comprenderanno il destino che li attende: essere confinati in mezzo al nulla per il resto della loro vita, o eliminare uno dei compagni senza essere scoperti durante le indagini. Inevitabilmente, in Danganronpa 2 la formula di gioco fresca e piuttosto originale del predecessore viene decisamente meno, ma è questione di ore – superato un prologo come al solito piuttosto lento – grazie alle quali si coglieranno riferimenti e citazioni attraverso un’atmosfera elettrizzante e sempre mutevole: a momenti seriosi e drammatici ne seguiranno altri violenti e ironici, ed è in ognuna di queste situazioni che il cast di personaggi mostra gli attributi. Una caratterizzazione esemplare e decisamente meno stereotipata di Danganronpa mette in evidenza i punti di contatto tra le personalità in gioco, sottolineando ancor più le differenze a livello di comportamenti, etica, pensiero. Se, quindi, un preambolo che ricalca quasi perfettamente il predecessore toglie qualcosa in termini di immedesimazione alle prime fasi di gioco, uno sviluppo più armonioso e tutt’una serie di chicche e differenze, riguardanti anche una miglior progressione delle fasi narrative ed investigative, elevano questo Danganronpa 2: Goodbye Despair ad una quota più elevata, che guarda caso rappresenta una delle migliori opere realizzate da Spike Chunsoft.

MIGLIORARSI SEMPRE…

In una visual novel la componente narrativa conta tantissimo, inutile negarlo, ma per Spike Chunsoft che con Danganronpa ha realizzato una visual novel ibrida (fosse l’unica…, NdR) il desiderio era quello di migliorarsi ove possibile, non soltanto per quanto concerne credibilità e bontà del racconto. È così che gli avvenimenti narrati in Danganronpa 2: Goodbye Despair appaiono decisamente meno prevedibili del predecessore, lo sviluppatore infatti è riuscito a creare una fitta rete di “scappatoie” in ogni delitto e crimine commesso, che sovente ci porteranno su false piste; ciò non può che ripercuotersi sulle investigazioni, quindi sulle class trial che sono ben più complicate che in passato, e sull’immedesimazione generata. Niente potrà essere lasciato al caso, l’attenzione nei dettagli diventa così l’unico modo per venirne a capo nella maniera più brillante possibile, esplorando a fondo ogni ambiente – man mano ne vengono sbloccati di nuovi – ed analizzando ogni elemento d’interesse, interagendo con altri personaggi e facendo bene attenzione ai dialoghi sostenuti, così come alle fasi investigative vere e proprie che si apriranno appena avverrà un delitto. La ricerca degli elementi utili non risulta essere mai frustrante, anche grazie alla possibilità di evidenziare ogni elemento interattivo presente nella location di turno e non c’è possibilità di perder per strada qualche prova: in un modo o nell’altro dovrete trovarle tutte prima di poter uscire dall’area oggetto di investigazione.

La parte più interessante di tutte però è quella legata ai famosi class trial che tanto hanno appassionato i fan del primo Danganronpa; in Goodbye Despair la fitta rete di indagini, di supposizioni e di elementi ancora da chiarire danno vita a dibattiti tramite cui argomentare le proprie convinzioni, e non mancano mai i colpi di scena, sempre preceduti dai mini-giochi che nel primo Danganronpa si rivelarono carenti per numero. Le cose son cambiate e nonostante siano svariati quelli già conosciuti, come il Nonstop Debate che è probabilmente anche uno dei più apprezzati dai fan, Spike Chunsoft ha inserito diverse novità come alcune varianti: un chiaro esempio è il Nonstop Consent che funziona pressapoco come il Debate, sono stati confermati gli Hangman’s Gambit che ci chiederanno di comporre parole riguardanti determinati oggetti o indizi, il Bullet Time Battle e il Panic Talk Action (new entry che riprende in parte le meccaniche del Bullet Time Battle), quindi gli argomenti di chiusura ed il solito manga da “ricomporre” secondo le azioni che a nostro avviso sono avvenute, in modo tale da assemblare ogni particolare e dettaglio per avere un quadro chiaro e dettagliato sul crimine avvenuto. Ma non vanno dimenticati il Rebuttal Showdown (userete una spada per negare specifiche argomentazioni) ed il Logic Drive, anch’esso esclusivo, che è una sorta di snowboarding mini-game in cui il giocatore è chiamato a “guidare” attraverso quello che potremmo definire un “tubo di logica”, scegliendo percorsi più plausibili ed evitando le insidie, in modo tale da arrivare ad una conclusione plausibile. Tutto ciò permette di ottenere class trial quanto più varie e diversificate possibili, che come dicevamo sono state accompagnate anche da un buon incremento della difficoltà.

Non crediate che sia tutto qui, perché se attraverso i sei capitoli di gioco passerete almeno trenta ore tra esplorazione, dialoghi, scelte e class trial, Danganronpa 2: Goodbye Despair concede al suo acquirente molto di più. Superata la modalità School Mode del primo titolo della serie, che a conti fatti aggiungeva poco al titolo in sé, Spike Chunsoft stavolta ha deciso di fare le cose per bene proponendo l’Island Mode (strizza l’occhio alla School Mode, certo) con cui potremo completare le report card dei personaggi, quindi di sbloccare trofei pensati appositamente, o una modalità che ci metterà nei panni di Usami intenta nello sconfiggere i guardiani appostati dinnanzi agli accessi dei vari isolotti, per esplorare così alcuni livelli extra, o Danganronpa If: visual novel che reinterpreta e rimescola quanto visto nel primo episodio, di sicuro appeal per tutti i fan della serie. O, ancora, una sorta di mini-gioco accessibile dal menù di pausa della modalità principale, in cui dovremo prenderci cura di un piccolo animaletto, proprio come se fosse un Tamagotchi…

UN PO’ VITTIMA DEL BASSO BUDGET

È la normalità, penserete, difatti Spike Chunsoft non ha mai avuto budget di sviluppo importanti per la realizzazione dei suoi videogiochi, ma mai come in questa circostanza son venute fuori alcune problematiche. In primis una qualità non altissima degli scenari, che in molti frangenti sono poco ispirati e questo finisce per ripercuotersi anche sul prosieguo del gioco e delle vicende, almeno in minima parte, per arrivare ad un comparto sonoro in larga parte riciclato. Le musiche in background (BGM) sono perlopiù riprese dal primo capitolo e a parte l’introduzione di qualche nuovo brano non si ha la sensazione di esser dinnanzi ad un gioco nuovo, sotto questo punto di vista; rimangono comunque apprezzabili e sono composte da Masafumi Takada, che ha curato le soundtrack di titoli come God Hand, No More Heroes, Vanquish e di videogiochi non ancora usciti ma molto attesi, come The Evil Within. Meno grave il “riciclo” dei doppiatori, molti dei presenti in Danganronpa li ritroviamo anche qui, ma l’impressione è che si potesse fare molto di più anche sulla qualità del doppiaggio in inglese, sufficiente ma non ancora pregevole; è però fornita una soluzione a questo problema: impostare il doppiaggio in giapponese (fantastico, ma non potrete cambiarlo nel corso del gioco, soltanto all’inizio!) e i sottotitoli in inglese, per avere un quadro d’insieme più esaustivo e che nasconda parte dei problemi causati dalla scarsità di fondi ottenuti per lo sviluppo.

È invece degno di lode quanto compiuto sugli sprite di ogni singolo e nuovo personaggio, cura maniacale ed attenzione per i dettagli hanno consentito di trovarsi dinnanzi ad un cast di protagonisti più interessanti – anche perché meno stereotipati, pur se con qualche somiglianza per alcuni di essi – rispetto a quelli del primo Danganronpa.

Danganronpa 2: Goodbye Despair – Recensione IN CONCLUSIONE
Danganronpa 2: Goodbye Despair è il titolo quasi perfetto di una serie che ha saputo ampliare e migliorarsi sotto il punto di vista dell'intrattenimento e della tipologia di attività e mini-game che si alternano alla trama di gioco. Acquisto obbligato per i fan del genere, nonché della serie, per gli amanti delle belle storie e per i possessori di PlayStation Vita, console sempre più abbandonata a se stessa, che da tempo ormai rimane a galla solo grazie a qualche interessantissima produzione di stampo giapponese o indie originale ed esclusivo. ZVOTO 8.5

PER RISPOLVERARE LA VOSTRA PS VITA COSA SIGNIFICA PER NOI QUESTO VOTO? SCOPRILO LEGGENDO I NOSTRI CRITERI DI VALUTAZIONE!!!

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