A me sì, e vi assicuro che non è piacevole. Anzi… dire “spiacevole” è poco.
Tanto per gradire, vi informo che le cosiddette “Personalità Narcisistiche“ sono caratterizzate da:
1) Grandiosità e Autostima Irrealistiche, con fantasie di successo illimitato, potere, bellezza, amore ideale, convinzione di essere unici e speciali e grado sproporzionato di preoccupazione per sé e per la propria immagine esteriore;
2) Desiderio di essere Ammirati, accompagnato dalla forte aspettativa di essere tenuti in grande considerazione e di ricevere riconoscimenti e trattamenti di favore immotivati;
3) Mancanza di Empatia, che rende refrattari alla reciprocità, ad avvertire i bisogni degli altri e ad identificarsi con loro; la fisiologica funzione di creare legami è qui del tutto compromessa (“il costo più pesante di un orientamento narcisistico è l’arresto dello sviluppo della capacità di amare”, N. McWilliams) e le relazioni con l’altro sono fortemente distorte e poste al servizio delle esigenze ‘alimentari’ del proprio Sé: l’altro è sfruttato per i propri scopi – soprattutto per trovare conferme alla propria autostima ricevendo ammirazione e approvazione -, idealizzato se soddisfacente e svalutato e disprezzato se insoddisfacente.
Se ciò non bastasse ancora per cogliere la pericolosità di una simile patologia, dovete inoltre sapere che questi individui presentano atteggiamenti esteriori di ipocrisia, orgoglio, disprezzo, autosufficienza, esibizionismo, distacco, inaccessibilità emotiva, tendenza a giudicare gli altri, vanità e superiorità. Il narcisista alimenta, infatti, una sorta di sindrome da onnipotenza “Io=Dio”, un senso di Sé perfetto e grandioso che, se minacciato, lo porta a reagire con abnormi sentimenti di rabbia e di profonda ferita, con intense reazioni colleriche e o depressive, spesso a rischio auto/etero-aggressivo; l’unico modo che egli conosce per evitare la sofferenza è l’esercizio del suo potere sadico, finalizzato al controllo di quegli stessi oggetti di cui ha un bisogno soverchiante.
In realtà, però, i narcisisti sono individui profondamente insicuri e vulnerabili, pervasi da sentimenti di vuoto, incompletezza, vergogna, terrore dell’inadeguatezza, invidia, debolezza, inferiorità e timore di perdere improvvisamente l’autostima o la coesione del Sé.
Converrete ora che si tratta di soggetti che hanno bisogno di aiuto per se stessi e per la tutela di chi sta loro accanto; infatti, i loro occhi freddi e attenti, pieni di dietrologie egoiste, seguono ovunque, nell’attesa di insinuarsi dove possono trarre il maggiore profitto per se stessi, anche a costo di escogitare astute angherie contro chicchessia. Avere a che fare con un narcisista è qualcosa che distrugge, che innesca in chi gli sta vicino una pericolosissima folie à deux in cui ci si diverte a mortificare l’altro; gioco in cui il mortificato non è mai il narcisista …anche perché, preso com’è dal suo grandioso Sé, egli non avrebbe neanche la possibilità di accorgersene e di dispiacersene!
Paura? Abbiatene.
Perché vi assicuro che sembra ancora una volta fantascienza, ma è realtà.
Il dato NON consolante è che oggi il numero dei narcisisti patologici cresce costantemente e a dismisura.
“Questo disturbo della personalità, infatti, trova terreno favorevole in molti ‘vizi’ della nostra società, dal culto del corpo all’ossessione per la ribalta televisiva (o politica), dalla comunicazione che rimane virtuale e superficiale fino alla dipendenza dalle droghe spesso legata a questa disfunzione.” (da Libero)
Anche Ammaniti nota come il concetto di narcisismo abbia oggi una dimensione sociale: esso permea molti orientamenti e comportamenti quotidiani, tanto da poter parlare di un’odierna “Cultura del Narcisismo” (Lasch, 1979); basti pensare a Facebook, attraverso cui ci si presenta agli altri per ottenere conferme in un intreccio infinito che esalta la propria individualità; e ancora, ai comportamenti di molti governanti, presi solo dai propri interessi ed egoismi.
Senza guardare troppo in grande, le ricerche mostrano chiaramente che possedere un tratto narcisistico è dannoso per sé e per gli altri, poiché, ad esempio, riduce la possibilità di vivere una vita lavorativa adattata e adeguata alle proprie capacità e mina profondamente le relazioni amorose e la possibilità di avere legami familiari stabili e soddisfacenti.
Soluzione? Il napalm per un’umanità che è arrivata alla frutta o la psicoterapia.
Il problema? C’è, ovviamente. Ecco i fatti:
Nel 2013 sarà pubblicato il quinto manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (Dsm V), la “bibbia” della psichiatria internazionale, da cui… tadà! Vengono cancellati e misconosciuti proprio questi disturbi.
Capirete allora che è importante chiedersi perché – nonostante tutte le gravi implicazioni che vi ho citato – il disturbo narcisistico di personalità sia stato escluso dallo spettro delle patologie mentali.
D’Elia e Piccinini ci spiegano ironicamente che
“il motivo della presunta cancellazione sembra non risiedere nella obsolescenza concettuale della diagnosi, ma paradossalmente nel fatto che certe caratteristiche si sono talmente diffuse e socializzate da non poter essere più distinte come patologiche“.
Ma andiamo più in profondità.
Tra le ragioni di questo declassamento, Ammaniti riscontra:
- la necessità di più evidenze biomediche per effettuare una diagnosi di disturbo mentale, esigenza tipica di una società medicalista in cui si dà più peso alle malattie a chiara base genetico-biologica* che richiedono l’uso di psicofarmaci (per la gioia di quelle industrie farmaceutiche interessate ad allargare l’ambito delle persone che ne dipendono!). Al contrario, la cura elettiva del disturbo narcisistico di personalità è costituita dalle psicoterapie, fattore che ne avrebbe accelerato la cancellazione dal DSM V.
- la forte presenza di interessi corporativi; infatti “eliminare questa patologia significa, ad esempio, non riconoscere ai pazienti la possibilità di essere rimborsati da eventuali assicurazioni per la psicoterapia” (Zaccaria); e qui entrano in gioco gli interessi delle società di assicurazione americane che coprono le spese psichiatriche dei propri assistiti: se si riducesse il campo dei disturbi psichici, le assicurazioni affronterebbero costi assai minori.
Tenendo conto di questi dati, è forte il sospetto che dietro l’esclusione dal nuovo Dsm V di questi disturbi ci siano RAGIONI ECONOMICHE, giacché, tra l’altro,
“la riscrittura di questo testo ha coinvolto 600 specialisti ed è costata circa 25 milioni di dollari, arrivati molto probabilmente da case farmaceutiche e assicurazioni, che hanno il loro tornaconto non rimborsando le psicoterapie. E così i narcisisti patologici diventano sani per forza” (Zaccaria).
Non so voi, ma io leggendo queste notizie sono rimasta esterrefatta, e terrorizzata anche.
Siamo in uno Stato Mondiale dei falsi diritti che, invece di proteggere i nostri di diritti – quelli dei cittadini in funzione dei quali questo Stato esiste ed è sempre esistito -, si occupa di fare scudo sugli interessi di una casta medicalista ed economica che continua ad oltraggiare Ippocrate decidendo se siamo malati e se abbiamo bisogno di cure …NON in base alle sofferenze umane, ma in base ai propri opinabili e interessati criteri; criteri ispirati ancora una volta dalla divinità più potente di tutti i secoli: il denaro.
Grazie a questo Stato (in)garante e a questo suo primum movens, il narcisismo patologico avrà quindi la libertà di distruggere esistenze per come più gli aggrada, e un giorno non molto lontano potrebbero averla anche non so, l’ulcera, le patologie derivanti dall’obesità, gli handicap.
Siamo sulla buona strada per divenire schiavi di questa nuova divinità e dei suoi proseliti semicolti, noi, plebe ancora una volta priva di diritti sani, inalienabili ed equi alla salute, alla faccia del Welfare State. …E ora sì che è il momento di avere paura.
* N.B.: La ricerca biologica ha disatteso l’aspettativa della risoluzione degli enigmi eziologici delle grandi sindromi psichiatriche: siamo oggi in grado di delineare SOLO probabili fattori di predisposizione biologica, mancando una precisa evidenza di eventuali fattori organici che possano univocamente ed esclusivamente essere considerati responsabili di disturbi psichiatrici.
E’ sempre necessaria, invece, una comprensione psico-dinamica del disagio psichico, frutto di uno studio bio-psico-sociale del disturbo e della sua genesi che comprenda anche fattori psicologici, affettivi e relazionali (dal mio fedele libro di psichiatria, D. La Barbera, 2003).