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Dannazione – Chuck Palahniuk

Creato il 26 ottobre 2011 da Maxscorda @MaxScorda

26 ottobre 2011 di 2 commenti

Dannazione
Ho comprato e letto tutto di Palahniuk, lo farei comunque e a qualunque costo e si badi bene che si e’ preso una sfilza di stramaledizioni da incendiare tomi ben piu’ corposi dei suoi, eppure continuo ugualmente a seguirlo.
Non so dare una spiegazione, forse gli devo talmente tanto con "Fight Club" e "Survivor" che ormai non puo’ piu’ fare nulla per impedirmi di attendere con trepidazione ogni sua nuova uscita annuale, cadenzata come i dischi di Mina a Natale o le finte polemiche prima delle trasmissioni di Celentano.
La sua recente bibliografia e’ stata per molti bersi invalutabile. Se "Rabbia" fu il suo confuso e caotico minimo, gia’ da "Cavie" si sono susseguiti praticamente dei non-romanzi in tentativi spesso riusciti a meta’, di creare un nuovo stile ed essere a tutti i costi originale. Capiamoci, "Pigmeo" fu tosto ma volutamente illeggibile, "Gang Bang" buono ma leggermente noioso e squagliato nel finale, "Senza veli" un suo classico talmente classico da non saper di nulla.
"Dannazione" e’ semplicemente favoloso. E aggiungo finalmente.
Gia’ e’ tosta l’idea della tredicenne morta con un’overdose di marjuana e finita all’inferno, se poi questo e’ raccontato con la migliore variazione sul tema dal tredicesimo secolo a oggi e se infine si aggiunge la narrazione inframezzata dai flashback della vita passata tra genitori psicopatici miliardari e ambientalisti e primi scompensi ormonali, e’ facile evincere un quadro esilarante che definire esplosivo e’ poco.
Soggetto e stile: non manca davvero nulla con aggiunta una dose di humor inattesa e micidiale.
Il buon Chuck da sempre sardonico, oserei dire in molte occasioni sottilmente greve, esalta il divertimento tramutandolo in spasso, uscendo allo scoperto con bordate micidiali che non risparmiano niente e nessuno, colpendo in particolare il cuore del "volemose bene" di stampo liberal statunitense, quella massa di anime belle che compatisce i poveri, pasteggiando in ristoranti di lusso con un brodino destrutturato da 200 dollari.
Anche la sana cattiveria degli esordi e’ stata recuperata da quella sorta di bieco cinismo nella quale si era tramutata. Lo stesso dicasi del minimalismo dei bei tempi, ritrovato dopo troppe pagine nelle quali l’essenzialita’ era scusa per non parlare di niente e abbagliare laddove non illuminava.
Infine il finale e mi si perdoni il gioco, diavolo di un Palahniuk e mi si perdoni due volte.
Sappiamo che il nostro prova sempre a fare il botto e spesso ci riesce, d’altro canto l’eco della conclusione di "Fight Club" si fa ancora sentire. In "Dannazione" il colpo e’ forte, unico nella sua carriera e in quella di molti.
Diciamo che vi saranno strascichi e nel frattempo penso a qualche maledizione, e’ il caso di dirlo, molto potente da lanciargli contro. Non fatemi aggiungere altro.
Tirando le somme nel mio personalissimo cartellino, si gioca il terzo posto con "Invisible monsters" e dopo tanti anni e tanti romanzi e’ un risultato eclatante. Conoscere il nostro, partendo da questo libro e’ quasi un obbligo morale, pagine da leggere prima di morire, magari cosi’, giusto per farsi un’idea su cosa ci aspetta.
"L’inferno non e’ cosi’ tremendo, non se paragonato al campeggio ecologista e soprattutto alla scuola media.
Datemi pure della cinica ma poche cose sono peggio di farsi fare una ceretta sulle gambe o un piercing all’ombelico in un centro commerciale"


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