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Danneggiamento lapide commemorativa Mario Francese. Dichiarazione del segretario provinciale dell’assostampa

Creato il 11 settembre 2014 da Giornalesiracusa

chiaramonte

News Siracusa: “Dubito fortemente che il vandalo autore del danneggiamento della lapide di piazza Leonardo Da Vinci conoscesse Mario Francese. Dubito altrettanto fortemente che l’imbecille di cui sopra sapesse che il giornalista siracusano fu ucciso dai corleonesi perché, primo tra tutti, alla fine degli anni ’70, cominciò a raccontare dei miliardari interessi delle famiglie mafiose legate a Luciano Liggio e Toto Riina nella cementificazione di Palermo e negli appalti delle più importanti opere pubbliche. Dubito fortemente che l’autore del penoso atto vandalico conoscesse le motivazioni che hanno convinto i giudici d’appello a condannare Totò Riina, Leoluca Bagarella, Raffaele Ganci, Francesco Madonia, Michele Greco e Bernardo Provenzano: «Il movente dell’ omicidio Francese è sicuramente ricollegabile allo straordinario impegno civile con cui la vittima aveva compiuto un’approfondita ricostruzione delle più complesse e rilevanti vicende di mafia degli anni ’70».

Lungi dal voler minimizzare l’accaduto e dal voler fare analisi sociologiche su cui non accampo alcuna competenza, devo però sostenere sinceramente che questo danneggiamento nulla può avere a che fare con la mafia o con la criminalità organizzata. Neppure simbolicamente. Al contrario, sono convinto che la ‘testa vuota’ autrice dell’atto vandalico abbia voluto riempire la sua altrettanto vuota esistenza con un’azione deprecabile e condannabile che certamente ha scosso le coscienze dei suoi simili più evoluti.

In verità, credo che l’unica grave reazione che il vandalo riuscirà ad ottenere, purtroppo, sia quella della signora Maria (sorella di Mario) – che tanto ha fatto per ricordare e valorizzare il martirio del compianto giornalista – e del figlio Giulio a cui, per l’ennesima volta, hanno ‘ammazzato’ il congiunto.

La sezione siracusana dell’Assostampa, ovviamente, farà quanto è nelle proprie possibilità per ripristinare al più presto la lapide”.

Damiano Chiaramonte 


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