A me i supereroi stanno sulla balle. Ve l’ho già detto? Sì, una o due volte. Una o due centinaia di volte, intendo. Su tutti: Clark Kent/Superman. Odioso alieno perfettino e clandestino. Gli Avengers? Non me ne piace manco uno. A parte Black Widow che non mi piace come personaggio, ma solo per Scarlett Johansson e quindi non vale. Bruce Wayne/Batman? Lui mi piace abbastanza (e non intendo in maniera fisica come al suo amichetto Robin) per quel suo lato oscuro. Non a caso è anche l’artista precedentemente noto come Il cavaliere oscuro. Il mio preferito però è Spider-Man. Lo sfigato Peter Parker.
"Emma Stone nuda? Dove, dove??"
Una volta detto questo, non sentivo assolutamente il bisogno di rivederlo sul grande schermo. Non così presto. Spider-Man del 2002 è stata la pellicola che ha riregalato al mondo dei supereroi un grande successo cinematografico, dopo gli agghiaccianti Batman firmati Joel Schumacher, incarnando bene il desiderio di qualcuno che potesse salvare New York City, seppure solo per fiction, all’indomani dell’11 settembre. Sam Raimi era riuscito a portare le intuizioni nerd ironiche messe a frutto da Joss Whedon in Buffy, la prima vera eroina post-moderna, e ci aveva regalato un eroe poco super e molto umano. Oltre che una pellicola estremamente divertente. Spider-Man 2? Un bel bis. Un sequel che riusciva non solo a tenere alto il livello di spasso del primo, ma spingeva maggiormente anche sull’aspetto dark del personaggio. Spider-Man 3? Da dimenticare su tutta la linea. Con quel film, Spider-Man ha cominciato a perdere qualche punto ai miei occhi. Con quel film, e anche con quella lagna di versione del tema di Spider-Man firmata da Michael Bublé, più comunemente conosciuto come Michael Buuu-Bleah.
Da allora, ogni volta che sento nominare Spider-Man mi viene in mente la versione Bubleosa, anziché quella ben più figa dei Ramones.
O quella di Homer Simpson.
Nonostante il Bublé e nonostante il dimenticabile terzo episodio della saga di Raimi, Spider-Man resta pur sempre il mio supereroe preferito, almeno tra quelli tradizionalmente intesi. Perché se tra quelli meno “ortodossi” e classici possiamo annoverare pure Buffy o i Misfits o gli Heroes o il Bruce Willis di Unbreakable, o persino il precario di Caparezza, allora è tutta un’altra storia e l’Uomo Ragno rischia di finire persino fuori dalla top 10. Nonostante sia il mio superhero tradizionale preferito, a distanza di così poco tempo non si sentiva, o almeno io certo non sentivo, tutto questo bisogno di un reboot, di una rinascita cinematografica del personaggio. Anche perché la saga di Sam Raimi è ancora bella fresca ed è invecchiata bene. Sarà che sono passati a mala pena una decina d’anni dal primo capitolo e 5 dall’ultimo, quindi era difficile invecchiare male. A Hollywood però non stanno tanto a chiedersi se un film sia necessario o meno. Si stanno a chiedere quanti $ po$$ono fare. E con un $upereroe, anche e $oprattutto in tempi di $upercri$i, i $uperinca$$i sono $upergarantiti.
Cosa c’è allora di diverso dal precedente Spider-Man? Non molto. Questo punta a un realismo leggermente maggiore, diminuendo la componente “fumettosa” soprattutto nella prima parte, la più interessante, mentre sul finale scivola purtroppo nella solita buccia di banana ripiena di effetti speciali, e cade pure nella trappola del solito lungo scontro finale con il cattivone, il poco interessante lucertolone interpretato da Rhys Ifans, Lizard, nella cui parte io avrei visto meglio il Re Lucertola in persona, Iggy Pop. Così avrebbero potuto fargli cantare pure il tema di Spider-Man che avrebbe (forse) cancellato dalla mia memoria la Bublé-version.
"Ecco cosa succede a guardare troppe foto di Emma Stone..."
A curare la regia i producer hollywoodiani hanno chiamato il giovane talento Marc Webb, per gli amici anche Marc WWW, segnalatosi come uno dei migliori talenti visivi in circolazione con il suo esordio, lo splendido (500) giorni insieme, LA commedia romantica indie per eccellenza. Un talento che qui svolge diligentemente il suo lavoro e convince parecchio, in particolare nella prima parte come abbiamo detto più realistica e “umana”. Nel finale appare invece meno a suo agio con gli effettoni specialoni e le scenone d’azionona ma vabbè, io mi auguro che questa nel mondo dei blockbuster sia stata solo una parentesi (credo molto remunerativa) e il Webb torni presto a ciò che sa fare meglio: il cinema indie. E a questo proposito il suo prossimo progetto The Only Living Boy in New York potrebbe rivelarsi parecchio interessante."Mi avevi detto che era nuda, invece era solo una foto da studentessa porca."
Oltre che un nuovo regista, per questo extreme makeover poco extreme del franchise di Spider-Man serviva naturalmente anche un volto nuovo. A raccogliere il testimone del naturalmente nerdoso Tobey Maguire è il naturalmente geekkoso Andrew Garfield, che insomma l’abbiamo già visto in The Social Network, Non lasciarmi, Parnassus, Leoni per agnelli e ormai più che una rivelazione è una conferma. Nei panni della bella di turno, per rimpiazzare l’irrimpiazzabile Kirsten Dunst hanno ingaggiato Emma Stone, ed è una gran bella scelta. Anche se in versione bionda rende meno che da rossa. Parere non solo estetico-sessuale, ma anche interpretativo: in Easy Girl era fenomenale, qui semplicemente porta a casa la"Resisti Spidey, al prossimo film se ce lo fanno fare te la do'..."
Cast e regia funzionano ottimamente, così come tutta la prima parte della pellicola. Il sapore di deja vu è fortissimo, la storia in fondo non è molto cambiata, anzi quasi per nulla, rispetto al primo episodio di Raimi, però il film è su di umorismo e ci sono un paio di scene persino ai limiti della slapstick comedy davvero divertenti. Ci sono pure le scenone giocate su registri più drammatici, quelle più romantiche e tutto è ok. Fino a che non ci si ricorda di essere pur sempre in una pellicola sui supereroi. Nella prima ora ce ne eravamo quasi dimenticati e io ne ero solo felice. Purtroppo l’oretta finale scivola invece in maniera più lenta e noiosa, tra scene action non troppo convincenti e altre menate per fare contenti i fan dei popcorn movies. Il difetto principale resta pur sempre quello di essere un film del tutto non necessario, di quelli che se avessero aspettato altri 10, 20, 30 anni per fare un nuovo Spider-Man nessuno, o almeno non io, si sarebbe lamentato. Così come nessuno, o almeno non io, si sarebbe lamentato se Michael Bublé non avesse mai cantato il tema di Spider-Man. Un film inutile, dunque, questo Amazing Spider-Man. Difficile però chiedere molto di più a un film inutile. (voto 6,5/10)