Danza sulla mia tomba di Aidan Chambers

Creato il 08 giugno 2015 da Anncleire @anncleire

Ma credo che una delle stranezze della vita sia che non si impara davvero mai da un’esperienza ad affrontarne meglio un’altra. Perché non ci saranno mai due esperienze del tutto uguali. Vieni di sicuro cambiato da quel che ti capita, ma ogni nuova esperienza è comunque difficile da gestire quanto quelle che hai affrontato prima.

“Danza sulla mia tomba” è il primo romanzo di Aidan Chambers che ho scelto di leggere. Avevo sentito parlare di lui in giro per il web, ma non mi ero mai decisa a prendere in mano un suo testo. Averlo ascolto parlare alla presentazione di “Mare di Libri” di quest’anno è stato illuminante, sotto molti punti di vista, e finalmente, uscendo dal tracciato e dalla mia TBR, ho letto questa piccola gemma, che non sono riuscita a mollare finché non ho raggiunto l’ultima pagina. Portato in Italia da Rizzoli, è una storia universale, adatta a qualsiasi età, e che decisamente vale la pena di leggere.

Strano hobby, la Morte, per un ragazzo di sedici anni. Strana convinzione, quella che l'amicizia sia una scatola di fagioli magici. Poi ci sono le sue ginocchia troppo basse che odia, la scuola da tenere o lasciare, un padre poco democratico, una madre troppo fragile. All'improvviso arriva Barry, una barca a vela gialla al posto del classico cavallo bianco e una voglia trascinante di gustarsi la vita in ogni istante.

Mi sono innamorata come si innamorano i ragazzi. Tutto d’un colpo e senza possibilità di appello. E fin dall’inizio sai come finisce la storia, cavolo, eppure prosegui nella lettura, con la prosa di Chambers che ti colpisce alle spalle entra dentro di te, ti consuma, ti segna, ti conquista. Parlare di morte lascia sempre quel vago senso di inquietudine, si è sempre spaventati dalla prospettiva di perdere le persone che amiamo, ma qui siamo accompagnati dalla certezza di trovarci di fronte una storia complicata, di quelle che non puoi accantonare, finita la lettura, ma che restano a sedimentare negli anfratti della tua memoria. Chambers tra l’altro sceglie una forma inconsueta per raccontare le vicende di Henry, soprannominato Hal, una sorta di diario/confessione/flusso di pensieri. Hal ha sedici anni, e racconta le sue vicende in prima persona, perdendosi in riflessioni e considerazioni, mentre ricostruisce la sua estate, una estate complicata, che lo sveglia, gli regala nuove esperienze e finisce per lasciarlo con una nuova consapevolezza, con ricordi che lo terranno in una morsa a lungo. Hal vive con il mito dell’”amico per la pelle” con idee fumose circa come trovarlo, ma con l’ingegno tipico di chi è abituato a stare da solo. Momenti altamente divertenti si alternano a considerazioni profonde sulla vita, in una girandola di emozioni che affascina e incanta. Chambers riesce non solo a schizzare con descrizioni scarne ma precise uno scorcio di Inghilterra, ma anche l’immagine esistenziale che circonda la vita del ragazzo. Un sedicenne che inizia ad esplorare non solo la sua sessualità ma anche e soprattutto la propria vita. Il futuro, quel grande spettro che si proietta di fronte a lui, lo atterrisce, bloccandolo in questa selva di dubbi. Cosa fare da grande? Studiare o lavorare? Ogni adulto che lo circonda ha una sua idee e lo spintona in una direzione o in un'altra. E la sua incertezza lo lascia a scuotersi in una introspezione vagamente pericolosa.

“C’è sempre un momento. Il punto di non ritorno, quando sai che se prosegui non potrai mai più tornare indietro.”

Un mezzo naufragio in barca a vela, rivela il promettente incontro con Barry, questa cometa iridescente che percorre il suo cielo. Un ragazzo vivace, con l’esperienza di chi ha voglia di sperimentare tutto, grandi sogni e grandi speranze, in quel cielo e su quella terra che sembrano troppo piccole per contenerlo. Il classico spirito libero che ambisce a non essere contestualizzato, legato, incanalato in un'unica chiave di lettura ma che in un certo qual modo ambisce al di più, al diverso, ad immergersi in una vita che non gli sembri sfocata, ma vivida. Hal, nella sua voglia di avere al fianco una persona speciale si immerge in questo nuovo rapporto, che brucia, brucia, brucia, rapido e suadente, in questa estate che vuole essere infinita. Hal è come un pesce fuori dall’acqua, che corre verso la promessa libertà, ma viene bloccato dalle sue stesse paure, in maniera molto comprensibile. La vita in fondo, è fatta di esperienze, quelle esperienze che non lasciano tregua.

“Gli eroi devono essere più austeri. Niente cedimenti. Non possiamo immaginarli con la cagarella solo perché un tizio vuole essere loro amico. Come potremmo mai credere nel loro eroismo se sapessimo certe cose sul loro conto?”

Hal non è quindi il classico protagonista dei romanzi ya, anzi, Chambers lo tratteggia con una certa dose di indulgenza, quasi volesse proteggerlo, ma alla fin fine sa che non può, perché deve affrontare gli eventi più terribili della vita, con questa idea ossessiva della Morte. Non del morire, ma della Morte, il Triste Mietitore, che arriva alle spalle, all’improvviso, che non lascia tregua. Con la consapevolezza che arriva dal capire che anche i riti funebri sono per chi resta, non per chi se ne va. Con Hal Chambers scava, cerca, confronta, ma alla fine non da nessuna risposta, nessuna certezza, anche la fine arriva, improvvisa, totalmente annunciata, ma terribilmente vera.

L’ambientazione è veramente spettacolare, l’Inghilterra, in tutto il suo splendore, rappresentata in una stagione ampia, l’estate, con questa Southend piena di turisti, di bagnanti, di intrepidi stranieri che perturbano la quiete di una cittadina che sorge sulla foce del Tamigi,  in un tempo fuori dal tempo, in un’atmosfera frenetica, ma indulgente.


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