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Dare ragione

Creato il 27 gennaio 2011 da Lucas

 

Dare ragione

foto:flickr

Forse il problema vero – considerando quanto accade in Tunisia, in Algeria, in Egitto, in Albania – è che in Italia non stiamo (ancora) abbastanza male.Il male berlusconiano tocca solo le corde della ragionevolezza, della sapienza, dell'estetica, dell'etica (la lascio per ultima la morale di proposito, anche se – spinozianamente – in cuor mio è al primo posto).La faccia di merda del berlusconismo, insomma, non tocca ancora gli stomaci; e niente quanto uno stomaco vuoto è pronto per la rivoluzione. I nostri magazzini sono pieni di merci che, soprattutto per la maggioranza della popolazione, sono ancora – più o meno – accessibili. «Chi me lo fa fare a me, che ho un reddito mensile più o meno alto [o aspiro ad averne uno], con carta di credito e bancomat, di rischiare il mio “benessere”. Ho più da perdere che da guadagnare». Così dicendo, si cerca di soffocare quella rabbia naturale che ti monta addosso quando si vedono e si ascoltano gli scherani del Puttaniere a sua insaputa offendere il minimo comune senso del pudore intellettivo (meglio ascoltare il suono di un organo genitale nell'atto di orinare che sentire le filippiche difensive dei sodali del capo del governo).Attenzione: qui nessuno si illude che, una volta tirato il collo a Berlusconi, l'Italia diventi un paradiso. Ciò nonostante, non ritenere che Berlusconi sia un male oramai interamente fuori controllo è cosa o da pazzi o da complici. E dato che con queste due categorie di individui è impossibile ragionare o ci litighi e addirittura fai a botte (cosa sbagliata, inopportuna, assolutamente non conveniente) oppure gli dài ragione. Sì, avete capito bene: in qualsiasi circostanza di pubblico dibattito, sia esso televisivo, radiofonico, o semplicemente durante una normale conversazione con dei conoscenti o dei colleghi di studio o lavoro, appena si annusa la presenza di chi prende le difese del Presidente Berlusconi, precipitarsi a dargli (o darle) ragione, muovendo in ispecie la testa dall'alto verso il basso (come quei cagnolini di peluche dentro una cesta che alcuni mettono nel vetro posteriore della propria automobile) e dicendo: «Massì, ma certamente, è proprio così, è indubbio, hai (ha) ragione in effetti, indubbiamente, indiscutibilmente, non può essere che come dici tu (o dice lei), eh sì, è evidente, io mi meraviglio che ci sia chi dica il contrario, e certo che ognuno a casa sua faccia quello che vuole, ci mancherebbe, le versioni sono tante, il fango con tutto quello che è piovuto, la neve non mi dica quanta neve è scesa anche a St. Moritz, è un complotto, si vede lontano un miglio che c'è volontà persecutoria, si vuole sovvertire la volontà popolare tutto qui, eh ma le gente che lavora è con noi, bisogna prendere provvedimenti contro certa magistratura politicizzata, è un uomo generoso che ha fatto tanto per il Paese, sapesse quante volte l'ho visto fare di nascosto beneficenza, ma come ha fatto a vederlo se l'ha fatta di nascosto?, lei è un comunista, non sappia la mano destra cosa fa la sinistra, è vero già, mi scusi, ogni tanto metto in funzione il cervello e divento insolente...
Questa tattica potrebbe essere, alla lunga, l'unica vera strategia per vincere questo tipo di male: mostrarsi speculari, fare cioè da specchio alle “supposte” ragioni berlusconiane, mostrandone la nefandezza. 


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