- In croce.
Dimmi o supremo sapiente, (aveva chiesto Dario al capo dei sacerdoti, che erano anche gli scienziati e i banchieri dell’epoca), che cosa potrebbe minacciare il mio impero, quali popoli rimangono da soggiogare, quali ricchezze da conquistare perché il mio potere sia per sempre come quello degli dei? Il capo dei sacerdoti gli rispose che gli Sciti compiono continue scorrerie mettendo a repentaglio il suo prestigio. Ma, una volta soggiogati, renderebbero invincibile la sua cavalleria con i loro stupendi cavalli con gli arcieri infallibili. Poi è notorio che i loro capi vengano sepolti in ricchi tumuli imbottiti d’oro e che questo metallo di cui essi non conoscono l’enorme potere, sia molto abbondante sui monti delle loro terre. Perciò Dario eseguì un feroce rastrellamento però la guerriglia degli Sciti porta all’esasperazione il grande esercito e Dario stesso non sa più quello che bisogna fare per avere ragione di un nemico invisibile che colpisce ma rifiuta la battaglia aperta. Un giorno gli avamposti vengono messi in allarme dall’arrivo del cavallo dell’araldo che reca un messaggio: Sono venuto a portarti, o grande sovrano, il dono degli Sciti che è formato da un uccello, un topo, una rana e le frecce che non significano la dedizione all’aria, alla terra, all’acqua e alle armi, ma contengono, invece, il ”linguaggio delle cose” tipico degli Sciti che vuole dire: Salvo che voi, o Persiani, non vi cangiate in uccelli per volare in cielo, in topi per nascondervi nella terra o in rane per rifugiarvi nei pantani, non potrete mai scappare dalla nostra terra, ma morrete trafitti dai nostri dardi. (I primi partigiani della storia: gli Sciti).
I L P O E T A
Vedi, cara, che succede all’artificiere?
Istruito a far tuonare su misura,
mina, esperto di dedali, le sue caverne;
ma è più grande la forza degli elementi,
e in men che non si dica si disintegra
per aria, insieme a tutte le sue arti.
-Johann Wolfgang Goethe-