Il ciclo sta per concludersi con un Dark Souls 3 che racchiuderà tutta l’esperienza acquisita fin’ora da From Software
Poco più di quattro anni fa usciva il primo Dark Souls, quando ancora From Software era una software house modesta e conosciuta da una ristretta nicchia di gamer. Ne è passata di acqua sotto i ponti e c’è da chiedersi se qualcuno all’epoca avrebbe osato scommettere sul successo di una serie di videogiochi che facevano della difficoltà il proprio marchio di fabbrica. Ebbene ci ritroviamo oggi a poco più di una settimana dalla release di Dark Souls 3, capitolo conclusivo della saga che avrà l’arduo compito di dare una chiusura a tutto ciò che i Souls hanno presentato in termini di storia e giocabilità, tentando allo stesso tempo di soddisfare i fan più accaniti e la critica.
Nuovo Dark Souls, vecchio Dark Souls
From Software ha fatto una scelta interessante nella produzione di Dark Souls 3, ovvero quella di creare un titolo che racchiudesse il più possibile le esperienze che tanto gli sviluppatori quanto i giocatori hanno acquisito nel corso di questi anni. Nonostante le divergenze fra i primi due capitoli della saga, considerato che Dark Souls e Dark Souls 2 sono titoli piuttosto diversi sia nel gameplay che nello stile della narrazione, e le alterne preferenze dei giocatori a tal riguardo, il genio di Hidetaka Miyazaki, ora CEO di From Software, ha optato per una canonizzazione di entrambi i titoli, senza omettere alcun dettaglio dal lavoro fatto in passato. Si potranno così ritrovare molti personaggi noti o con caratteristiche ben riconoscibili, luoghi familiari, come l’hub, un Firelink Shrine che ricorda moltissimo il Nexus di Demon’s Souls, e tutta una serie di temi ricorrenti della saga. D’altronde il Regno di Lothric non è altro che una rielaborazione, una fusione di tutti i mondi passati, fra cui i noti Lordran e Drangleic, anche nello stesso nome, e forse sarà l’ultimo che questa lunga storia vedrà.
Dark Souls 3 ricorderà moltissimo il primo capitolo della saga
Il meta-gameplay di Dark Souls 3
Anche il gameplay è caratterizzato da una commistione di elementi già noti, ma mai visti combinati in questo modo. Come in Dark Souls 2 si inizierà con una Estus Flask dotata di pochissime cariche che andranno ampliate e potenziate nel corso dell’avventura, ma questa volta senza alcun tipo di gemme vitali a semplificare la vita dei giocatori. Con la reintroduzione del mana sarà presente anche una Ashen Estus Flask atta a rigenerarlo e si potrà decidere di bilanciare il numero di fiaschette per la vita e per il mana a proprio piacimento. Questa energia, già vista in Demon’s Souls, non sarà però limitata solo ai personaggi che utilizzano la magia, tutte le armi infatti avranno una mossa speciale unica che consumerà mana, ponendo così i giocatori di fronte a una serie di scelte sulla gestione delle proprie risorse. I combattimenti si rifaranno allo stile del primo Dark Souls, migliorati grazie ad una maggiore fluidità e ad una migliore intelligenza artificiale dei nemici. Come sempre saranno presenti backstab, parry e riposte, ma non si vedrà il cosiddetto “mid roll” dovuto al peso dell’armatura, mentre la distinzione fra “fat roll” e “fast roll” non è stata toccata. La componente online, invece, permetterà fino a sei giocatori contemporaneamente nello stesso mondo. Insomma, si avrà davanti una sorta di meta-gameplay dei Souls, un gameplay che raccoglie tutto (o quasi) ciò che c’è di buono dai capitoli precedenti e lo rielabora in un finale degno di questo nome.
È possibile che in Dark Souls 3 sia presente anche un’ambientazione desertica
Un universo pronto a rinascere?
Alla base abbiamo lo stesso engine di sempre, con tutte le limitazioni a cui il pubblico si è ormai abituato, tant’è che il comparto grafico non appare molto diverso da quello visto in Bloodborne. La differenza sostanziale sta in una palette dei colori più chiara e desaturata, giustificata da un sole morente, spesso coperto dalle nubi, atto a dare un senso tristezza e sconfitta. I temi dei capitoli precedenti, infatti, riecheggiano in Dark Souls 3, ma sono ancora più malinconici poiché il ciclo apparentemente infinito di mondi iniziato da Gwyn sta per concludersi e in questa epoca cenere e tizzoni diventano gli elementi dominanti. Così le Umanità del primo Dark Souls, già ridotte ad Effigi nel secondo, in quest’ultimo capitolo saranno dei tizzoni ardenti e lo sarà anche il nostro personaggio, che prenderà letteralmente fuoco quando queste Embers verranno utilizzate. Inoltre le ferite non lo faranno sporcare di sangue, come ci si potrebbe aspettare, ma di cenere, come fosse anch’egli un ceppo in un caminetto che si sta per riaccendere. Si può supporre, infatti, che la metafora di fondo di Dark Souls 3 sia quella della Fenice, l’uccello di fuoco che risorge dalle ceneri, e che il mondo, rimasto spento per troppo tempo, stia per tornare allo stato di fiamma primordiale.
Sulla base di ciò che è stato mostrato fin’ora i boss di Dark Souls 3 sembrano essere decisamente cattivi!
Laddove una nota di merito va a Miyazaki per aver creato delle ambientazioni colossali e molto evocative, la sua scelta di tornare ad un level design simile a Dark Souls 2 e Demon’s Souls, ovvero strutturato su lunghi e vasti corridoi tematici, potrebbe far storcere il naso a molti. I momenti in cui ci si teletrasporterà, infatti, saranno numerosi e potrebbero rovinare l’immersione a cui il primo capitolo ci aveva abituati con il suo level design geniale. Il game director si giustifica spiegando che voleva presentare un continente vasto e vario e che per questa ragione era necessario ricorrere ad un hub più simile al Nexus o a Majula che a Firelink Shrine, nonostante da esso prenda il nome.
Conclusioni
In definitiva Dark Souls 3 sembra avere le potenzialità di essere un finale giusto e soddisfacente, non senza macchia, ma sicuramente apprezzabile. Verrà rilasciato su PS4, Xbox One e PC il 24 marzo in Giappone e il 12 aprile nel resto del mondo al prezzo consigliato di €70 per console e €60 per PC. Per il pre-acquisto, infine, è presente una versione dotata di steelbox e colonna sonora.