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Date da Mangiare ai Pesci: un Viaggio alla Scoperta di Se Stessi

Creato il 08 maggio 2014 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Floriana Manciagli 

Date da mangiare ai pesci (Carthago Edizioni) è un libro che si legge tutto d’un fiato. Composto da quattro racconti (Date da mangiare ai pesci, Il viaggio, La sindrome Stanislavsky, Il volo del calabrone), ha come tema principale il viaggiare. Non uno, ma due, forse tre, i viaggi che l’autore, il giovane scrittore acese Salvo Cavallaro, ci propone. Date da mangiare ai pesci e Il viaggio ne descrivono due molto diversi tra loro come diverso sarà il modo di affrontarli. Il primo è un viaggio alla scoperta del mondo e di se stessi. Un cammino sorprendente e pieno di emozioni, con una destinazione sconosciuta ed inaspettata, che non spezza, però, i legami con i ricordi, con i “pesci”. «Date da mangiare ai pesci», dice il protagonista della storia. Egli si preoccupa che vengano curati e tenuti vivi, così come i legami con la sua terra e con i suoi affetti. E perché no, con il se stesso che ha lasciato in Sicilia, perché, nonostante la voglia di partire, di “cambiare aria”, che abbiamo un po’ tutti, si rimane sempre legati al passato e ai ricordi. Un solo dubbio: ho trovato un po’ frettoloso il modo di liquidare la vicenda di Sandra, protagonista femminile del racconto, e della sua vita precedente. Una scelta narrativa che sembra stridere con il resto e il cui senso appare oscuro. In ogni caso, ci ha emozionato acquisire la consapevolezza che, a volte, basta una partenza, un addio per cambiare le cose, per scoprirsi diversi senza per questo dimenticare le proprie radici. Il secondo, invece, è un viaggio nello spazio. Tra le stelle un uomo vive la sua più grande avventura, ma con il pensiero sempre rivolto ai più profondi affetti. Anche qui il legame con i ricordi è forte: una moglie e un figlio lasciati a casa, che distraggono l’astronauta dal realizzare il grande progetto di far parte della ripopolazione di un pianeta per condizioni fisiche simile alla Terra.

Date da Mangiare ai Pesci: un Viaggio alla Scoperta di Se Stessi

Anche gli ultimi due racconti sono, a modo loro, storie di viaggi. La sindrome Stanislavsky è la lettera di un detenuto. Scopriamo che si tratta di un attore il quale, calatosi troppo in un personaggio che doveva interpretare a teatro, ha confuso la realtà con la fantasia ed ora non ha neanche idea di quale sia la sua vera personalità. Da cittadino modello a ladro, il passo è stato breve. Un viaggio fuori da se stessi, dunque. Non verso qualcosa, ma fuori da qualcuno. Un viaggio fittizio, un viaggio che però è un inganno. Infine, Il volo del calabrone, forse l’episodio meno convincente del volume. Qui non ci sono arrivi o partenze, e nemmeno distanze da colmare con il ricordo degli affetti più cari. Malgrado ciò, nel testo si può cogliere il desiderio di compiere un percorso, un tragitto che porterà il protagonista, Vincenzo, smessi i panni del “bello e dannato”, ad una maggiore comprensione della sua vera natura. Lo stile è semplice e scorrevole, non esente da difetti, ma mai banale e spesso decisamente accattivante. Frequenti sono i rimandi ad espressioni gergali siciliane, che danno un tono leggero e confidenziale alla narrazione. Più in generale, nel complesso di un’operazione che può dirsi riuscita, l’autore avrebbe, probabilmente, potuto osare di più visto che, se è vero che i racconti risultano molto freschi, è altrettanto vero che certi passaggi appaiono un po’ scontati (ad esempio, in Date da mangiare ai pesci in alcuni momenti Cavallaro rischia di cadere in banalità da diario di viaggio, forse esagerando troppo con i cenni autobiografici). La morale proposta dal libro è, comunque, degna di nota. Il lettore, infatti, viene indotto a riflettere sugli affetti, sull’importanza dei legami e dei ricordi, sulla necessità di avere dei punti fermi, di crearseli o di andarli a cercare in giro per il mondo. E questo, bisogna riconoscerlo, non è poco.

Date da Mangiare ai Pesci: un Viaggio alla Scoperta di Se Stessi

 

     

     

     


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