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David Lee, pronto per l’ASG?

Creato il 08 gennaio 2013 da Basketcaffe @basketcaffe

Due anni di anonimato gli sono serviti per tornare al suo livello, un giocatore da doppia-doppia di media, che sa attaccare e segnare in tantissimi modi e con un ottimo senso della posizione per le carambole. Il grande momento di forma della sua squadra, i Golden State Warriors, è parte anche merito suo e David Lee è tornato dopo un paio d’anno tra i primi lunghi per produzione dell’intera Lega.
Lee al momento viaggia a 19.9 punti di media poco sotto alla sua miglior annata (20.25 punti nel 2009/10 quando vestiva la maglia di New York); e anche sotto i tabelloni il suo impatto è importante con 10.9 rimbalzi che è in linea con il suo massimo in carriera, che invece sta facendo registrare alla voce assist con 3.7. Pur senza un lungo di peso come Andrew Bogut, arrivato dai Bucks in cambio dell’ormai ex leader di Golden State, Monta Ellis, i Warriors stanno giocando bene nelle due metà campo migliorando di molto l’approccio difensivo che nelle ultime stagioni li aveva portati a record negativi.

La leadership è in mano a un giocatore giovane come Stephen Curry oltre che allo stesso Lee, attorniati poi da tanti nuovi arrivati dal draft che stanno ancora imparando a stare nella Lega ma che hanno impatto: Klay Thompson e Harrison Barnes formano un trio offensivo davvero esplosivo con l’ex Davidson, imbeccati spesso da Lee su tagli o sul perimetro per sparare da lontano. Anche la panchina fino a questo momento sta dando buone risposte e i giovani stanno crescendo, proprio come volevano coach Jackson e la dirigenza.

Per Lee questa è la miglior stagione da quando è arrivato a San Francisco, rispondendo finalmente alle tante critiche che gli sono piovute addosso in questi due anni per il suo rendimento sotto le attese e non all’altezza del contratto ($12,744,000 quest’anno; $13,878,000-$15,012,000 e $15,493,680 i prossimi tre). La convocazione per l’All-Star Game 2013 sembra difficile visto la grande concorrenza presente nel reparto lunghi della Western Conference, eppure l’ex Knicks ha tutte le carte in regola per meritarsi questa chiamata, che sarebbe una ripetizione del 2010 quando venne selezionato come sostituto per un infortunio. Nel frattempo si gode il momento della sua squadra che sta sorprendendo quasi tutti, tranne forse coach Jackson che fin dalla preseason aveva avvisato gli avversari di non prendere sotto gamba i suoi ragazzi. I playoff, seppur sempre difficili a Ovest, sembrano alla portata di questi Warriors, a meno di qualche scivolone imprevisto.


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