> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="200" width="600" alt="Davvero di Paola Barbato, quattro episodi per un nuovo inizio >> LoSpazioBianco" class="aligncenter size-full wp-image-41176" />
Quattro episodi.
Ventiquattro pagine.
Praticamente un assaggio, l’introduzione.
E in effetti questi primi episodi di Davvero, la chiacchierata serie online ideata da Paola Barbato, costituiscono nient’altro che l’introduzione alle vicende principali che, è facile immaginare, cambieranno decisamente tono e motore da qui in avanti.
Un’introduzione che ha fatto storcere il naso a molti, probabilmente in maniera eccessiva, e probabilmente per un motivo ben preciso: l’ideatrice del progetto e sceneggiatrice della web-serie. Il fatto è che Barbato ha voluto in un certo qual senso “fingersi” esordiente, mettendosi in gioco come un’aspirante sceneggiatrice qualunque in un progetto online gratuito, di stampo amatoriale, nel quale né lei né i disegnatori ricevono compenso per la propria opera, con tutti i pregi e i difetti che questo comporta. Certo è difficile giudicare con sguardo lucido questo fumetto per quel che è; ma se non fosse coinvolto il nome dell’autrice, che dopo esser diventata scrittrice simbolo di Dylan Dog ha trovato grande notorietà e suscitato grandi aspettative da parte dei lettori, i toni con cui si parla di Davvero sarebbero probabilmente diversi e le imperfezioni della parte grafica sarebbero tranquillamente considerati come superflui e ininfluenti.
Non ha aiutato, in questa ottica, la partenza lenta del fumetto. Se è vero che sono solo 24 pagine, è pur vero che queste hanno occupato un lasso di tempo pari a un mese, una puntata a settimana, con un passo nello svolgersi degli eventi che, riletto a posteriori, non sembra perfettamente mirato. L’antipatia della protagonista, certi atteggiamenti stereotipati dei personaggi di contorno (i genitori in particolare), non hanno aiutato a creare all’inizio le giuste aspettative, elementi che a una lettura integrale di questi primi episodi diventano meno centrali e più chiaramente tesi alla creazione del vero contesto della serie, ma che letti a “piccole dosi” appaiono invece più forzati e pesanti, fini a se stessi.
Anzi, in questa rilettura a posteriori emerge la natura duplice di questa storia, che se appunto da una parte ha svelato la necessità di una lettura di più ampio respiro per essere apprezzata, dall’altra forse avrebbe tratto giovamento da più spazio per identificare il mondo visto con lo sguardo tardo-adolescente della protagonista; insomma, al di là della valutazione, è chiaro che ci troviamo di fronte a un lavoro di limatura fatto dall’autrice per coniugare le esigenze narrative, tratteggiare la protagonista e il suo mondo nel quale far identificare il target di riferimenti, e le necessità del mezzo scelto per la pubblicazione, che impone comunque di svolgere questo compito in maniera rapida, netta e non troppo sofisticata, e di far avvenire gli eventi nello spazio di poche vignette.
Nella costruzione di questa serie, la parte grafica appare come subordinato alla storia e alla sceneggiatura; addirittura, i disegni passano in secondo piano rispetto al testo nei balloon e nelle didascalie con un effetto leggermente sfumato che caratterizza le tavole. Ai disegnatori sembra venir chiesto di essere niente più che funzionali e in un certo qual modo poco appariscenti e poco personali [1] .
Per quanto ci possano essere diversi appunti da fare sulla qualità della parte grafica di Davvero, il risultato finale soddisfa quanto detto sopra, mettendosi al servizio della storia senza infamia e senza lode, a eccezione del terzo episodio che appare francamente inferiore agli altri.
Quello scelto è il meccanismo tipico del fumetto giapponese, da tempo unico rifugio o quasi per giovani amanti del fumetto che avvertono la necessità di seguire le gesta di personaggi a loro vicini. Anche nei manga di stampo fantastico un elemento fondante è la possibilità infatti del lettore di identificarsi nei protagonisti, spesso altrettanto giovani e con gli stessi problemi; è certo più facile per un/una quindicenne o ventenne sentirsi partecipe dei dubbi, delle paure e delle speranze di un coetaneo di carta e inchiostro rispetto a quelli di ranger o supereroi ormai sulle soglie della quarantina. Forse non è un caso che per arrivare a Davvero Paola Barbato sia passata per Dylan Dog, forse l’ultimo fumetto italiano a essere stato capace di leggere il suo tempo, sincronizzarsi con i propri lettori e ad attirare l’interesse di giovani di ambo i sessi (pur essendo sempre stato non certo un adolescente, al massimo un adulto poco cresciuto). Ma chi sono quindi questi lettori che questa storia vuole rendere protagonisti? In quest’ottica, lo snodo del quarto episodio rappresenta un importante, vero, nuovo inizio, verso uno sviluppo certamente più impegnativo e propositivo, che parli delle potenzialità di questa generazione, di come possa incanalare rabbia e disperazione, attraverso la presa di coscienza di cosa voglia veramente fare della propria vita una ragazzina viziata di oggi. D’ora in avanti per Paola Barbato si profila un compito al contempo esaltante e difficilissimo, che potrà determinare la riuscita o il fallimento del suo progetto e per il quale dovrà dimostrare non solo di essere una brava autrice, ma un’attenta osservatrice del nostro tempo. Abbiamo parlato di: Riferimenti: Note:
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Interpretando il personaggio di Martina, siamo portati a dedurre che Davvero si rivolge a una generazione dove a regnare è soprattutto la noia, l’apatia, la mancanza di prospettiva; la generazione nata dopo la caduta delle illusioni. Una generazione arrabbiata, come tante del nostro recente passato, ma al contempo spaesata, incapace di identificare un male da combattere, un nemico da affrontare, ma soprattutto un obiettivo a cui aspirare. I grandi ideali che furono la molla di movimenti politici, di aggregazione, attraverso cui definire la propria appartenenza a qualcosa di più grande e importante e che fornivano la sensazione di poter essere motori del cambiamento della società, sono scomparsi, resi inoffensivi e privati di fascino. Una generazione senza rifugio, abbandonata a se stessa, che non trova più conforto nemmeno nel grande inganno del benessere, della televisione, del superfluo o dell’apparenza.
Davvero #1/4
Testi di Paola Barbato
Disegni di Matteo Bussola, Elena Cesana, Roberta Ingranata, Emma Martinelli, Damjan Stanich
Colori di Oscar Celestini, Mattia Vergara, Giuseppe Pica, Emilio Pilliu
Lettering di Manfredi Toraldo
www.davvero.org
Intervista a Paola Barbato: www.lospaziobianco.it/37853-martina-protagonista-nuovo-fumetto-paola-barbato-davvero
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