Quando si procede per delitti di istigazione a delinquere o a disobbedire alle leggi, ovvero per delitti di apologia di reato, previsti dal codice penale o da altre disposizioni penali, e sussistono concreti elementi che consentano di ritenere che alcuno compia detta attività di apologia o di istigazione in via telematica sulla rete internet, il Ministro dell'interno, in seguito a comunicazione dell'autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto l'interruzione della attività indicata, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine.
Il commento di Punto Informatico (tra i pochissimi siti ad aver diffuso la notizia):
Se le parole di un cittadino della rete dovessero finire sotto indagine per essersi pronunciato riguardo a certi delitti, se il cittadino della rete dovesse essere sospettato di aver incoraggiato a commettere un reato, l'autorità giudiziaria potrebbe comunicare al Ministro dell'Interno la necessità di intervenire. [...] Le poche parole contenute nell'articolo 50-bis potrebbero aprire uno squarcio su uno scenario inquietante: l'avvocato Minotti sottolinea che i reati d'opinione sono reati che non sono inquadrati dalla legge in maniera definita, che potrebbero sovrapporsi con la manifestazione del pensiero dell'individuo, un diritto tutelato dall'articolo 21 della Costituzione. I provider, concordano i consumatori, potrebbero trovarsi ad agire come setacci della libera espressione: il filtraggio può essere ordinato qualora "sussistono concreti elementi che consentano di ritenere" che sia stato commesso un reato.
Per i blogger "disobbedienti" e "scomodi", la pena prevista è la detenzione da 1 a 5 anni.
Inutile dire che lo scenario che si profila all'orizzonte ricorda tristemente quello dei più odiosi regimi contemporanei (Cina, Birmania...), che utilizzano l'isolamento degli individui e delle coscienze come sistema per controllare le masse e sopprimere ogni anelito di libero pensiero e di contestazione.
La legge, infatti, non riguarda soltanto l'apologia di reato (già perseguibile) riguardante le ideologie nazifasciste (per altro spesso sbandierate oscenamente nel Web senza che l'autorità competente mai si degni di intervenire), ma tutte le critiche che verranno mosse in futuro a iniqui provvedimenti del governo di Berlusconi e dei suoi scherani.
[...] questo emendamento al “pacchetto sicurezza” di fatto rende esplicito il progetto del Governo di /normalizzare/ con leggi di repressione internet e tutto il sistema di relazioni e informazioni sempre più capillari che non si riesce a dominare.
(Dal blog Selvatici)
Inutile scrivere che, di fronte a un orizzonte così cupo, è necessario compattarsi, scuotendoci di dosso quell'inerzia (fisica e intellettuale) che sembra essere prerogativa del nostro popolo.
Divulgate il più possibile questa notizia, affinché i più attenti fruitori nel Web ne vengano a conoscenza. E' importante capire, essere informati - e non demordere.
Ne hanno parlato:
• Selvatici
• Punto Informatico
• Beppe Grillo