La confusione identitaria di un simulacro – ho avuto modo di parlarne almeno due volte in precedenti articoli – molto spesso è ingenerata da contingenze assolutamente apolitiche, o che al limite vedono il fattore politico quale solo elemento incidentale alla casualità stessa delle già dubbie attribuzioni popolari. Faccio un esempio al confuso lettore di questa mia introduzione. Qualche settimana fa mi recavo in una chiesa del mio paese, allo scopo di osservare la bellissima statua rinascimentale di Santa Agrippina ivi conservata. Purtroppo accade che l’osservare certe cose, anche sacre, con occhio indagatore e non orante, viene dal prossimo deduttivamente messo in relazione al mero interesse turistico. In altre parole, può un compaesano, di aspetto mentale salubre, decidere di andarsene in giro per le natali vie, osservando e squadrando cose ad esso in fondo ben note, senza esser in qualche modo indicato quale vittima di una qualche forma di demenza improvvisa?
No che non può, anche Auguste Dupin risolverebbe l’enigma additando il tizio in questione qual “forestiero”, nel migliore dei casi. Motivo per cui anche due signore, chiacchieranti amenamente in prossimità del simulacro marmoreo, vedendomi interessato all’antica statua, si sono sentite in dovere di chiarire, l’una così:
«Cchiè bella, a statua ri Santa Agrippina, cu vena e vena, resta incantato!».
E l’altra, rafforzando l’espressione con tono sereno:
Si badi bene, non si tratta affatto di un caso di “contraddittorio” tra commari, nella seconda affermazione è in realtà ravvisabile – anche in base alla modulazione della voce – una certa sicurezza nella precisa coincidenza del nome Agrippina con l’altro, Crispina.
Non solo, riporto al lettore il mio svagato pensiero su un frammento di frase udito qualche mese fa sull’autobus in viaggio da Catania a Scicli:
Tizio, canio e semprione
Umberto Eco, immaginando un futurissimo congresso intergalattico di studi archeologici, della quarta sezione di Sirio, si produceva nella enunciazione di un problema che già altri (tra i quali il solito Borges) non avevano mancato di proporre ai lettori, seppur in termini diversi: dato il rinvenimento di alcuni frammenti poetici, nel contesto di un pianeta che era stato sconvolto da fenomeni bellici e geologi di proporzione apocalittica, quale sarà la possibile interpretazione di questi stessi?
Come leggere la frase “Vola, colomba bianca vola…”?
Una lode allo Spirito Santo?
E quanto c’è di amaramente Pirandelliano nell’immagine evocata dalle parole “Ma Pippo Pippo non lo sa – che quando passa ride tutta la città…”
In una chiave del tutto simile, caro lettore, non potevo fare a meno di riflettere sulle problematiche conseguenti alle eventuali inesattezze della trasmissione storica.
E se durante quel viaggio in autobus, fossi incorso in un accidente divino (o natuarle), tale da sconfessare le previsioni dei Maya per inesattezza di date, e dalla magmatica distruzione si fosse salvata, per i ricercatori marziani di un futuro lontanissimo, solo la discussione di un tale, inavvertitamente registrata su un cellulare, che enumerava – a non si sa quale tipo di evento – la presenza di taluni personaggi quali “Tizio, Canio e Semprione”?
I letterati di Marte avrebbero scritto saggi sulla teologia dominante di un antico pianeta disabitato, ove sussisteva una Religio fondata sull’essenza una e trina della divinità, impersonata nei nomi di Tizio, Canio e Semprione?
I discorsi intorno alla Madonna della Pietà (link) ed il Beato Guglielmo (link), svolti su questo blog appena pochi giorni fa, sono un corollario del mistero che avvolge la nostra vita quotidiana. Per non parlare del fatto che in una visione Teocentrica, colui che sbaglia senza saperlo e trasmette conoscenze ai posteri, è un inviato di Dio o agisce inconsciamente per i suoi fini. E capirete che a questo punto le cose si complicano notevolmente
Caro lettore, io dovevo parlare della statua di Santa Agrippina…e invece mi sono messo a sproloquiare in merito alla dubbiosità dei dati riportati nei libri di storia su cui ogni giorno cerchiamo certezze. La mia perplessità è rafforzata dalla sicura constatazione di tante piccole/enormi inesattezze che giornalmente i quotidiani di tutto il mondo riportano più o meno dolosamente. Un esempio immediato riguarda le recenti ambiguità espresse su molte delle vittime della pedofilia clericale (link articolo). E allora mi assale addirittura il timore che in futuro, quando il medioevo sarà passato (o finalmente arriverà) e tutte le nostre traversie saranno considerate frivolezze, anche qui sulla terra uno studioso qualsiasi potrebbe confondere il Vaticano con un qualunque spazio promozionale per le installazioni di tester da profumo (link articolo).
Gaetano Celestre
L’immagine in evidenza è un fotogramma dell’opera Caos/Phaos del videoartista Guglielmo Emmolo