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De Gasperi e i "campioni" della politica

Creato il 09 marzo 2011 da Marcotoresini
Gasperi "Perchè statisti come Alcide De Gasperi ci paiono così lontani dai nostri governanti? E' solo una questione generazionale (quegli uomini si erano temprati nelle asperità della guerra ed erano mossi da profondi ideali), una felice combinazione o c'è dell'altro?" Le domande se le pone oggi Aldo Grasso sul Corriere della Sera parlando di una puntata di "Correva l'anno" andata in onda lunedì 7 marzo alle 22,50 sulla Rai. Confesso di essermi posto le stesse domande (da ciò deduco che gli interrogativi siano stati comuni a molti spettatori della puntata) imbattendomi nella ricostruzione di quegli anni fatta attraverso documenti d'epoca e testimonianze di alcuni collaboratori del politico trentino. Trovarsi davanti a parole come quelle pronunciate nel '46 alla conferenza di pace di Parigi per rappresentare un'Italia sconfitta e umiliata - "Prendendo la parola in questo consesso mondiale, sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia è contro di me; e soprattutto la mia qualifica di ex nemico che mi fa considerare come imputato e l'essere citato qui dopo che i più influenti di voi hanno già formulato le loro conclusioni in una lunga e faticosa elaborazione..." - danno la cifra dell'uomo e del politico che aveva a cuore il futuro del paese che era chiamato a governare. "De Gasperi - osserva Grasso - è stato un politico lungimirante, che ha saputo entrare nei tempi nuovi del dopoguerra senza portarsi dietro il peso delle recriminazioni nei confronti degli avversari, ma con la capacità di instaurare rapporti proficui con i partiti laici: insomma, un vero statista, un politico che ha sempre i problemi dell'Italia ai suoi personali...".
E noi oggi? Il teatrino della politica assomiglia troppo alla storiella evocata oggi, sempre sul Corriere, da Antonio Polito per testimoniare miopie e settarismi. Una storiella che racconta di un posto di blocco a Belfast (Irlanda del Nord) dove uomini armati fermavano i passanti chiedendo "Sei cattolico o sei protestante?" e lasciavano passare solo quelli della propria comunità. "Finchè - continua Polito - non arrivò uno che alla fatidica domanda rispose: "Veramente sono ebreo". E i miliziani infastiditi:  "Si va bene, ma ebreo cattolico o protestante?"".
Una divisione in classi che finisce per palarizzare tutto, denunciando l'incapacità di governare un paese non nel nome dei cattolici o dei protestante, ma semplicemente nel nome dei cittadini anche se questi sono ebrei.
Amare le conclusioni di Aldo Grasso sulla lezione di De Gasperi: "A volte si ha l'impressione che la Rai sia cauta nel celebrare l'Unità d'Italia per non suggerire delicati confronti". A pensar male si fa peccato, ma...

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