In un’intervista a Panorama il nuovo Presidente eletto della Regione Campania, Vincenzo De Luca, accenna anche a Roberto Saviano, l’autore del romanzo Gomorra. In merito allo scrittore casertano De Luca afferma:
“Io credo che Saviano abbia grandi meriti, ma anche un grande limite: sta innamorandosi del suo personaggio e della sua immagine. In qualche momento sembra che abbia bisogno di inventarsela, la camorra, anche dove non c’è, altrimenti rimane disoccupato”.
Parole pesanti, le quali però non cadono dal cielo, bensì rispecchiano il pensiero di parecchie persone che nei territori presentati da Roberto Saviano ci vivono e combattono, tutti i giorni, e sanno distinguere bene cosa in Gomorra è vero e cosa è inventato. Ricordiamo, infatti, che questa prima fatica di Saviano è un romanzo, non un saggio, e in quanto tale contiene molte parti di fantasia. Il problema è che queste sono mischiate con estratti di sentenze e articoli di giornali, alcuni inseriti tra l’altro in violazione del diritto d’autore dei vari giornalisti che hanno ottenuto un risarcimento danni da parte di Mondadori, fattore che trae in inganno i lettori e li porta a credere che Roberto davvero girasse in motorino per Scampia, che la storia del vestito di Angelina Jolie e dei kalashnikov fosse vera, così come quella della pioggia di corpi con la quale apre il libro. Di tutto questo e altro, tuttavia, ne parliamo di un articolo che è la recensione di Arromog, libricino con cui Ciro Perna ha voluto tentare di “smascherare” Gomorra.
La critica di Vincenzo De Luca a Roberto Saviano, insomma, non è un episodio isolato e anzi, la sua tesi è condivisa, in primis da associazioni di volontariato i cui esponenti, a loro volta, hanno ricevuto minacce di morte dalla camorra, e che dagli interventi di un Saviano ormai lontano dalla Campania da un decennio vengono ingiustamente danneggiati, come successo lo scorso anno a (R)esistenza Anticamorra di Ciro Corona.
Restano in ogni caso i meriti di Roberto Saviano, primo tra tutti quello di non aver avuto paura di scrivere, un merito che appartiene in egual modo alla gente comune che si è ribellata alla criminalità, ai magistrati e ai giornalisti che ogni giorno hanno raccontato, e continuano a raccontare, quello che accade nei territori dove lo Stato non esiste. La loro sfortuna, forse, è quella di non scrivere per i più grandi e importanti editori nazionali, il che espone loro a minori visibilità, tutela e solidarietà.