Magazine Cinema
La trama (con parole mie): gli Harrington - padre, madre, due figli e fidanzato della maggiore - sono in viaggio verso la casa della nonna materna come per tradizione la vigilia di Natale, quando, nel pieno di una botta di sonno collettiva, Frank, il capofamiglia, che è alla guida, decide di "rompere le consuetudini" prendendo una provinciale che si snoda tra i boschi invece della collaudata autostrada.Purtroppo, con tutti gli altri nel mondo dei sogni ed il buio attorno, anche lui cade vittima di un colpo di sonno che porta ad un incidente quasi mortale: scampato il peggio, i cinque scopriranno di essersi persi e di vagare nel nulla seguendo le indicazioni che porterebbero ad un centro abitato che pare essere irraggiungibile. Intanto, una misteriosa donna vestita di bianco fa la sua apparizione, ed i membri della famiglia cominciano ad essere uccisi uno dopo l'altro.
Continuo a pensare che le aspettative siano davvero brutte bestie.
In particolare, e più ancora rispetto ad una serata, un appuntamento, una cena, un qualsiasi cosa vogliate metterci, rispetto al Cinema: le delusioni maggiori avute dal momento in cui il Saloon ha aperto i battenti sono state quelle maturate da pellicole spinte dal tam tam di rete - e non solo - finite per non raggiungere neppure alla lontana gli standard che, nel frattempo, il sottoscritto pensava di affrontare con la loro visione.
L'ultima in ordine di tempo - ma che, senza dubbio, ultima non sarà - è stata regalata da questo Dead end, pellicola della quale mi ero trovato a leggere abbastanza bene praticamente ovunque nella blogosfera e non solo, cercata con forza e privilegiata rispetto ad altre sicuramente più recenti, alla moda ed in pieno trend "da visite" proprio per la curiosità ormai crescente nel sottoscritto.
Risultato? Nessuno spavento - o spauracchio -, nessuna risata - uno dei punti forti del lavoro di Jean-Baptiste Andrea e Fabrice Canepa avrebbe dovuto essere lo humour nero - e tanta, tanta delusione per essermi ritrovato di fronte a qualcosa di decisamente mediocre sia dal punto di vista tecnico e realizzativo che rispetto a contenuti e potenzialità.
Certo, il budget non deve essere stato quello delle grandi occasioni, l'impegno è ben chiaro e manifesto, gli intenti anche, eppure il tutto stenta a decollare fin dalle prime battute e nonostante la presenza di una garanzia come Ray Wise, amatissimo da queste parti fin dai tempi di Twin Peaks e Robocop, curiosamente legato - come personaggio, sia chiaro - ad una donna di nome Laura, quasi si possa trattare di un omaggio al geniale serial ideato da David Lynch e Mark Frost tra gli anni ottanta e novanta.
Dovendo pensare ad un modello per un lavoro come questo i riferimenti che più insistentemente hanno bussato alle porte di casa Ford sono stati Bunuel e Jodorowsky in salsa horror, roba che neanche se Rodriguez avesse deciso di darci dentro quel filo di troppo con il peyotesi sarebbe potuta azzardare: l'idea di sviluppare una sorta di slasher psicologico approfittando dell'occasione per decostruire il concetto di famiglia, almeno sulla carta, sarebbe potuta risultare vincente, ma la sceneggiatura - soprattutto per quanto riguarda i dialoghi - pare in ogni modo riuscire a banalizzare l'intera operazione finendo per scivolare spesso e volentieri nel ridicolo involontario - tutte le sequenze legate all'irritante personaggio del fratello minore, senza contare la donna in bianco, interpretata da una Amber Smith particolarmente cagna maledetta - annullando qualsiasi effetto thrilling nonchè l'obiettivo degli autori di confezionare una sorta di "opera di rottura" di genere.
Davvero pochetto, dunque, per un titolo che prometteva faville e che avrei voluto come portabandiera per l'horror in questo inizio 2013 - pur risalendo ormai a parecchi anni fa -, quasi un augurio che lo stato di salute di una parte di settima arte a me molto cara possa risultare migliore di quanto non sembri, e che al contrario si è rivelato come una cosa tra le tante, niente più che una visione da relegare ad una serata da weekend resa particolarmente ostica dalla stanchezza al termine della settimana lavorativa - questo, almeno, per i fortunati che non debbano lavorare su turni -.
Ma questa sarebbe un'altra storia, decisamente più grottesca e, a tratti, spaventosa di questa.
MrFord
"The beautiful people, the beautiful people
it's all relative to the size of your steeple
you can't see the forest for the trees
you can't smell your own shit on your knees."Marilyn Manson - "The beautiful people" -
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