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debolezze

Da Zdora

so che può risultare strano alla maggior parte di voi (se non a tutti, obiusli), addirittura impossibile. ma, e ve lo rivelo tutto d’un fiato perchè via il dente via il dolore, no: non sono perfetta. e dopo la passata frase dalla dubbia sintassi vi spiego anche il perchè.

credo che ognuno di noi, per quanto possa essere una persona positiva ed ottimista, abbia una parte bella nascosta, quella un po’ cupa che, per esempio, dà sfogo a tutte le paure quando ci si sveglia di notte e non si riesce a prendere sonno. immaginiamoci se poi si parla della sottoscritta, che positiva magari, ma ottimista neanche un pochino. oggi vi parlerò di una mia debolezza importantissima e fondamentale, che ha determinato più e più notti insonni. no, non vi parlerò dello sciopping, e nemmeno della forza che possiede il mio dito di scelta canale quando sento le risate delle sit com americane, e mi obbliga a vederle. si parla di ipocondria? stupidità? struzzaggine (ovvero la sindrome dello struzzo, affondare la testa nella sabbia)? non lo so, chiamatela come vi pare. ma devo andare con ordine.

io rappresentavo la tipica persona da “non capiterà mai a me”, riguardo alle cose brutte della vita. ero convinta che, dato che ero una brava ragazza, non facevo sgarri a nessuno, vivevo la mia vita serenamente, nulla mi avrebbe scalfito. 6? 7? anni fa arriva la doccia fredda: ad un professore che affiancavo tutti i giorni viene diagnosticato un male incurabile. panico. secondo la mia logica, nella cerchia di persone vicine a me (di cui lui faceva marginalmente parte in quando ci parlavo e ci lavoravo tutti i giorni), non doveva capitare. solo che, invece di reagire in modo maturo e tentare di crescere con la nuova filosofia “goditi la vita, perchè è così, nel bene o nel male”, c’è stato il ribaltone. ovvero: “capiterà di sicuro a me” per le cose brutte e “non ci riuscirò mai” per le cose belle. ne sono derivati diversi attacchi di panico intervallati alle più variegate angoscie, dalla laurea ai voli in aereo, passando per l’apprensione per le persone vicine a me e approdando alla più importante: le visite mediche. capite che, per una figlia di dottore nonchè veterinaria e quindi sipresumechecicapiscaunminimo non era proprio il massimo. aggiungiamoci i sei mesi di lavoro come informatriciue scientifica per i medici, tutto il giorno in giro per ospedali alle prese con pazienti angosciati e pianti di disperazione altrui ed eccoci. ecco la mia situazione. che poi. se sei così almeno ti tieni un po’ da conto, no? no, ho smesso di fumare solo un anno e mezzo fa. e non perchè fumavo troppo (capirai, 3 al giorno di media), ma proprio perchè non reggevo l’angoscia, e qui sciapò a me. l’unica cosa carina che mi sono regalata. ma dicevamo.

conscia di dover fare le visite di controllo che una donnina deve fare, ma senza il coraggio di affrontarle. traducendo, così per farvi capire il livello di stupidità della sottoscritta:

  • cambiare canale ad ogni accenno di prevenzione, vendita di fiori in piazza per la lotta ai tumori, servizi in cui solo si accenna a qualcosa di lievemente pertinente
  • abbassare lo sguardo e parlare subito di qualcos’altro al solo accenno della parola “ginecologo”
  • addormentarsi di sera con quella di “domani troverò il coraggio per prendere appuntamento” e svegliarsi la mattina con “non oggi, domani”, perchè il pensiero di venire a sapere qualcosa di spiacevole avrebbe cambiato la mia esistenza
  • non fare mai progetti a lungo termine, perchè di sicuro prima avrei trovato il coraggio di farmi visitare e quindi idem come sopra
  • quando qualcuno chiede “allora quando lo fate, uno zdorino?” cacciar via l’idea e attaccarsi all’argomentazione del lavoro non ancora fisso (cioè, è il motivo principale comunque, ma in sottofondo c’è comunque il “non posso avere figli se prima non mi faccio una visita”, e quindi idem come sopra)

e non vado avanti, tanto siete entrati nell’ordine delle idee. ah, no. aggiungeteci l’anno passato.

fatto sta che, dopo un’influenza con annesso antibiotico, mi sfaso un attimo. c’è qualcosa che non va (suvvia, dirvi proprio tuttotutto no). dalla morte della mamma dello zdoro è successo già, in modo più o meno importante, ma stavolta crollo, non la reggo più sta situazione. lo zdoro mi vede che sto proprio messa male. indagando, capisce (oddio, è bastato chiedermi “da quanto non vai dalla gin…”manco finita la frase che sto già piagnucolando). e allora va di minaccia. o chiamo io o chiama lui. presa dalla vergogna, chiamo, prendendo appuntamento il prima possibile. giovedì mattina ho i nervi a fior di pelle, mi sento svenire. dopotutto la logica del “ho aspettato troppo per una visita, è più probabile che abbia qualcosa” non è il massimo per affrontare la giornata. inaspettatamente, la dottoressa (prospettata dalla mia amica “è brava ma è un po’ brusca”) è un tesoro, non mi cazzia (forse si nota che sono spaventata a morte?), mi rigira come un calzino e mi dice che ho tutto a posto, anzi. cioè. ho tutto a posto. e, nel giro di una mezzoretta, è primavera.

finalmente posso mettermi in regola, fare i controlli annuali e tenermi da conto. lo so che mi son messa in piazza con le mie debolezze e le mie stupidità, magari risultando veramente una ragazzina. ma quando un pensiero, da piccolo ed inutile, inizia a rotolare a valle e diventa una valanga, andando avanti per così tanto tempo e quindi ingrandendosi sempre di più, quando svanisce tutto d’un tratto è così bello che vale la pena di condividerlo. e se no, perchè aprire un blog?

(ed ora mi voglio bene)



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