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Aspettiamo che si alzino le nebbie attorno al famoso job act proposto da Renzi alla sua segreteria e che poi dovrà passare per il Parlamento.
Al momento questo documento, prime pagine a parte, è pieno di promesse (i posti di lavoro da creare), auspici (riduzione dei contratti atipici, del costo dell'energia), buoni propositi (l'ingresso nei cda di rappresentanti di lavoratori).
Ma non sono chiari nè i modi, né i tempi (e dove verranno presi i soldi per l'assegno per chi perde il posto di lavoro).
Non vorrei che queste nebbie, come le troppe discussioni a vuoto su riforme, legge elettorale o eliminazione del Senato, nascondessero le sempre più chiare debolezze del governo di Letta, messo alle strette dai suoi (imbarazzanti) ministri e dal decisionismo (che speriamo diventi concreto) di Renzi.
Ne parla, quasi in solitudine, Il Fatto Quotidiano (l'eretico giornale che si merita la condanna per vilipendio al re-capo dello stato): dalla Cancellieri, la ministra dei Ligresti.
Alla De Girolamo, la gggiovane ministra del giovane centrodestra, ma che al telefono quando deve sistemare i parenti (nel bar di un'ospedale nel beneventano, il suo territorio) si comporta come un vecchio politico della seconda repubblica.
Mastella, nell'intervista di domenica, commentava dicendo "se l'avessi fatto io..".
I possibili conflitti di interesse per Lupi e i lavori di Expo, il gasdotto in Puglia e le grandi navi a Venezia.
Saccomanni il ministro "gelatina" del vorrei ma non posso. Non è riuscito a riformare l'IMU, che è stata tolta per essere rimessa, la sepnding review che doveva servire ad abbassare le tasse del lavoro e forse non sarà così. Le nomine dei manager di stato che sono state fatta secondo i vecchi criteri della politica (e senza guardare i cv).
Per riciclare qualche spicciolo, non potendo tassare le rendite, tagliare le spese della politica (come quelle per l'affitto dei palazzi), tagliare le pensioni d'oro (anche ieri le debole intese hano rinviato la sforbiciate alle pensioni), se la prende con insegnanti e bidelli.
Ha mangiato il panettone, Letta. La stabilità ha fatto abbassare lo spread (ma non le tasse).
Non è che agli italiani siano cambiate le cose però.
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