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Decadenza di Berlusconi da parlamentare

Creato il 28 novembre 2013 da Postpopuli @PostPopuli

di Matteo Boldrini

Silvio Berlusconi non è più un parlamentare della Repubblica Italiana. Con il voto, il Senato ha respinto tutti gli ordini del giorno presentati dai fedelissimi del Cavaliere nel tentativo di fare ostruzionismo, approvando in questo modo implicitamente la relazione della giunta per le elezioni e per le immunità e facendo decadere Berlusconi. Al suo posto subentrerà il primo dei non eletti in Molise (circoscrizione di elezione di Berlusconi), il senatore pidiellino e alfaniano Ulisse di Giacomo.

Da vent’anni protagonista assoluto della Seconda Repubblica, il Cavaliere sedeva in uno dei due rami del Parlamento e la sua decadenza segna senza dubbio un passaggio storico per la vita di questo Paese. In mezzo alle varie osservazioni che una vicenda del genere suscita nei commentatori e nei politici inizia a farsi spazio l’analisi e la riflessione sull’effettiva portata dell’accaduto.

La decadenza di Berlusconi segna la sua effettiva fine politica o si tratta invece di una semplice sconfitta da cui si riprenderà?

decadenza berlusconi DECADENZA DI BERLUSCONI DA PARLAMENTARE: FINE O SEMPLICE SCONFITTA?

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Le motivazioni per considerarla una mera sconfitta sono molteplici, tante volte Berlusconi è stato dato per spacciato ed ogni volta è riuscito a ritornare in pista con una abilità oggettivamente fuori dal comune. Ed è sempre riuscito a punire ogni defezione ed ogni scissione di nuovi aspiranti leader del centrodestra, riportandoli nei ranghi o castigandoli elettoralmente alle elezioni. Così è stato con Casini, che deve la sua sopravvivenza elettorale ad una manciata di voti nel meridione, così è stato per Fini, di cui attualmente diventa difficile anche solo ricordarsi la sua partecipazione alle politiche dello scorso febbraio. Perché oltre ad una indubbia capacità politica Berlusconi è in grado di fare una cosa che pochissimi sanno fare nello scenario politico italiano e ancora meno proprio nel centrodestra, è la persona che meglio in Italia riesce a mobilitare e canalizzare il consenso elettorale, che ad ogni elezione riesce a fare il pieno di voti con una campagna elettorale costruita perfettamente con grande intelligenza politica. Cosa non da poco. E i precedenti sulle sconfitte giocano a favore di chi sostiene che si riprenderà.

Ci sono diversi fattori che però fanno pensare che stavolta possa essere diverso, prima di tutto c’è la condanna, vedere un Primo Ministro eseguire lavori socialmente utili non è una cosa consueta in una democrazia contemporanea ed anche questo potrebbe influire sulla sua credibilità (soprattutto internazionale, già di per sé non eccessiva). Poi c’è il fattore età, Berlusconi ha compiuto da poco 77 anni, cosa che limita fortemente l’arco temporale a sua disposizione, facendo del tempo il migliore alleato dei suoi avversari. Poi ci sono i motivi strettamente politici, diversamente da altre volte Berlusconi non può decidere quando e se staccare la spina perché la scissione di Alfano ha portato i voti necessari al governo, impedendogli di poter punire gli ex alleati alle elezioni. Certo potrà sempre contare sulle contraddizioni interne alla nuova maggioranza di governo e sperare che ciò porti ad elezioni anticipate, ma è difficile. In assenza di nuovi esperimenti elettorali centristi Alfano sarà costretto a tornare nell’alveo del centrodestra (magari proprio con Berlusconi) pagando così pegno davanti agli elettori. Una nota va anche fatta sulla qualità del personale politico che ha abbandonato Silvio perché anche dalla loro condotta si intuisce che non sarà proprio come le altre volte. Non è stata la semplice rottura fatta da un leader ambizioso che voleva sfidare il capo o dal segretario del piccolo partito che temeva di essere inglobato. Praticamente tutti i colonnelli di primo piano hanno abbandonato Berlusconi, persone competenti e dall’indubbia abilità politica lo hanno lasciato solo, circondato da persone come la Santanchè o la Mussolini, che brillano per esuberanza e fedeltà, ma non certo per intelligenza politica. Infine c’è il fatto che, anche se andasse ad elezioni anticipate, si dovrebbe comunque confrontare con la possibile (ed ormai anche probabile) candidatura dall’altra parte di Matteo Renzi, unico personaggio capace, almeno sulla carta, di insediare il suo predominio nella raccolta del consenso. Certo un governo di centrosinistra gli sarebbe probabilmente meno sgradito delle larghe intese, ma gli farebbe comunque mancare quel tempo già così prezioso.

Concludendo possiamo dire quindi che ci sono numerosi fattori che fanno pensare che la decadenza da senatore non sia una semplice sconfitta politica (che avviene a poche settimane dall’altra sconfitta, cioè la prima rottura con Alfano sulla fiducia a Letta) ma possa assumere la forma di un vero e proprio spartiacque. Bisogna fare tuttavia attenzione, come ho già ricordato, a non sottovalutare le capacità di Berlusconi, anche a seguito delle dimissioni e della nascita del governo Monti si era arrivati a pensare ad una sua fine politica, salvo poi ritornare in campo con un successo eccezionale. Quindi, restando ferme tutte le condizioni sopra menzionate, bisogna essere cauti nel dare giudizi perché il personaggio politico più rilevante della Seconda repubblica difficilmente lascerà questo ruolo senza lottare, potendo contare solitamente anche sull’attenzione mediatica che giornali e televisioni anche ostili gli tributano, inconsciamente temendo che la fine di questa Seconda repubblica li trascini con sé.

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