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Decreto Monti, la battaglia tra i poveri

Creato il 09 dicembre 2011 da Gaetano61
Tra le pieghe del decreto Monti, è spuntata (art. 6) l'abrogazione degli istituti "dell’accertamento della dipendenza dell’infermità da causa di servizio, del rimborso delle spese di degenza per causa di servizio, dell’equo indennizzo e della pensione privilegiata", con l'esclusione del personale appartenente al comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico (militari e forze di polizia). Il decreto fa salvi i procedimenti in corso, quelli per i quali, alla data di entrata in vigore del decreto, non sia ancora scaduto il termine di presentazione della domanda, nonché quelli instaurabili d’ufficio per eventi verificatisi prima del 6 dicembre 2011.Rimangono in vigore, inoltre, le tutele previste dalla normativa in materia di assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali.
Lo scopo della disposizione è quello di equiparare lavoratori pubblici e privati, ma ancora una volta il livellamento viene effettuato verso il basso - diminuendo le tutele -, invece che verso l'alto, innalzandole. E' lo stesso ragionamento che è alla base della riforma Fornero delle pensioni e che determinerà il contenuto, da qui a qualche settimana, della riforma del mercato del lavoro: da una parte i cosiddetti "privilegiati" (pensionati e lavoratori a tempo indeterminato), dall'altra i "non garantiti" (giovani lavoratori precari o disoccupati), contrapponendo persone e gruppi sociali che stanno naturalmente dalla stessa parte, solidarietà che la crisi economica mina in maniera naturale, ma che un governo liberal-conservatore (al netto del carattere populista del Berlusconi disarcionato) ha interesse a esplicitare (qui un approfondimento tecnico sulla materia).
L'Ona ("Osservatorio nazionale amianto"), denuncia in un comunicato stampa il contenuto dell'art. 6, perché "contrario allo spirito di uguaglianza, oltre che di equità e giustizia, rispetto a chi è stato già pesantemente pregiudicato in seguito ad una patologia per causa di servizio, ovvero per infortunio sul lavoro". L'associazione rivolge un appello alle istituzioni e alle forze politiche perché tale modifica non passi, non escludendo una serie d'iniziative legali: dal ricorso alla Corte Costituzionale (da far valere in via incidentale dinanzi all'Autorità Giudiziaria), all'investire del caso gli organi dell'Unione Europea.

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