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Decreto Profumo – Dal cartaceo al digitale

Da Queenseptienna @queenseptienna

Vorrei riallacciarmi al post di Nasreen scritto su Sognando Leggendo e parlare un po’ del Decreto Profumo, varato il 23 marzo 2013 e in attuazione della legge 221 del 17 dicembre 2012.

Di cosa si tratta? In sintesi, già a partire dall’anno 2014/2015 sarà d’obbligo, nelle scuole, passare dai libri cartacei al digitale.

Questa cosa dovrebbe riempirmi di gioia, visto quanto amo gli ebook. Invece no. I motivi sono molteplici, andrò a esplicarli.

 

  1. Il metodo di studio
    Proprio come fa notare Nas nel suo articolo, studiare è qualcosa di estremamente diverso dal leggere un romanzo. Non è un processo lineare, non segue un filo conduttore, ma è un saltare avanti e indietro su un testo alla ricerca di informazioni. Tutte cose che è possibile fare anche con un ebook (in formato ePub), ma con un PDF?
  2. Il formato
    Non tutti gli ebook sono uguali. C’è questa orrenda abitudine nel definire ebook un PDF. Assolutamente no. Un PDF si sfoglia e basta, non permette di fare altro. Praticamente è inutile.
    Un ebook è un ePub, un formato standard che, con le nuove tecnologie in ambito di ePub3 e HTML5, è in grado di fornire tutto quello che ci si aspetta da un libro di testo. Il problema base: il costo. Un epub ben fatto ha un costo, che molte case editrici non vogliono sostenere e si limitano a buttare fuori ebook mal fatti con contenuti multimediali che rasentano il patetico e consultabilità pari a quella di un graffitto del Pleistocene.
  1. I DRM
    I DRM, ovvero i filtri digitali anti pirateria. Le case editrici sono così terrorizzate all’idea che qualcuno possa fregare loro il libro che applicano i DRM (faremo finta che c’eravate tutti alla lezione su che cosa sono), rendendo così impossibile l’uso dell’ebook su più di tot device.
    Qui si perde una cosa fondamentale del libro scolastico: il prestito e l’usato.
  2. I costi e il rapporto con il device

    Prendetela in generale, non del singolo (non me ne frega niente se vostro figlio è una copia di Sant’Agostino in miniatura), sia chiaro. La maggior parte dei bambini sono degli ascari: dareste in mano a vostro figlio seienne un iPad? O un un Kindle? Perché la scuola non vi passerà mai i reader, sarete voi genitori a dovervi sobbarcare la spesa del device (qualunque cosa esso sia) per la prole. Chi rompe paga e i cocci sono suoi, dice il detto. E talvolta non ha neppure i cocci, se viene derubato (io i bulletti fuori dal liceo me li ricordo bene).
    Chiedere alle famiglie, in tempi di crisi come questa, di affrontare una spesa del genere è improponibile. Inoltre si può parlare quanto si vuole di nativi digitali (che è quello che sono i ragazzi adesso), ma l‘ignoranza digitale invece è dilagante. Per quanto i giovani siano “avanti” con i computer, non significa che sappiano usare correttamente un ereader o (se lo sanno usare) che lo sappiano applicare allo studio. Ma il problema di base è e rimane comunque l’ebook in sé stesso, come viene prodotto e come viene distribuito (e quanto costa, perché un ebook che cosa solo un paio d’euro in meno di un cartaceo è una presa per il culo, senza offesa per le prese).

  3. Le scuole

    Non siamo esattamente famosi nel mondo per l’avanguardia dei nostri istituti, che invece cadono a pezzi e non ricevono denaro per aggiornarsi. Abbiamo aule informatiche il cui massimo è avere una decina di pc con Windows 95 (all’indirizzo informatico si insegna a programmare in Visual Basic madre de dios) e viene ancora usato il floppy disk come supporto informatico. E davvero pensate di associare un’intera scolaresca a dei device per lo studio? Alcune scuole nemmeno ce l’hanno l’aula informatica e io ho fatto l’informatico, eh.

 

La soluzione (da parte mia)

So perfettamente che sono di parte e che da quando ho un iPad niente è più bello (il mio vecchio eReader ha già fatto una brutta fine), probabilmente non dovrei preferire smaccatamente una marca a un’altra, ma è comunque vero che Apple ci è arrivata prima con iTunes U.

Ne avevo già parlato un anno fa, da allora l’ho usato abbastanza regolarmente nonostante i contenuti siano solo in inglese, ma Apple ha risolto nuovamente con iBooks Author. Contenuti facilmente creabili, scritti, audio, video, del tutto interattivi. A prescindere che siano Apple, l’idea di un testo scolastico a mio avviso deve essere costruita in questa maniera.

 

Decreto Profumo – Dal cartaceo al digitale

 

Siamo pronti per il digitale scolastico? La mia risposta è no, ai posteri l’ardua sentenza.


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