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Deforestazione: Greenpeace e l’editoria italiana

Creato il 08 marzo 2013 da Sulromanzo

Deforestazione: Greenpeace e l’editoria italianaNel marzo 2012 Greenpeace avviò un’analisi su 11 libri per bambini stampati in Cina, in particolare osservando gli editori del Gruppo Giunti e del Gruppo RCS. Per quale ragione? Mentre Mondadori, Feltrinelli, GEMS e De Agostini avevano aderito al programma Deforestazione Zero, al contrario Giunti e RCS non avevano dimostrato interesse alcuno verso un tema che coinvolge tutti noi e il futuro della Terra.

 

L’analisi dei libri fu compiuta dall’Istituto Tedesco per la Scienza e la Tecnologia della Carta e si scoprì che i campioni contenevano percentuali di fibra di acacia, in quattro su undici sono state identificate numerose fibre MTH, in due su undici invece fibre sconosciute. Una situazione poco chiara, ma che rappresentava la prova certa di come le aziende cinesi si nutrissero di cellulosa indonesiana per stampare milioni di libri (mercato che interessa anche il nostro Paese perché molti dei libri che leggiamo sono stati stampati in Cina). L’Italia, inoltre, è il primo importatore europeo di carta proveniente dall’Indonesia. Considerate sempre la lunga e complessa filiera editoriale. Dall’Indonesia, attraverso la Cina, fino al Bel Paese.   

 

Greenpeace aveva fatto un appello ai due grandi gruppi editoriali italiani, evidenziando alcuni punti:

 

1)   Non distruggere le foreste a causa di una cieca politica di acquisto.

2)   Impegnarsi a ripulire le proprie filiere di distribuzione.

3)   Impegnarsi pubblicamente a escludere dai propri fornitori criminali forestali e aziende controverse come APP e APRIL.

4)   Diventare editori amici delle foreste.

 

Sembrano problemi lontani, in realtà la deforestazione del polmone indonesiano da parte di APP e APRIL (due colossi del settore che non hanno la minima legislazione ambientale ma che si occupano solo di creare profitti), con una prudente obiettività, detiene il record mondiale di emissioni di gas serra. Inoltre, non si dimentichi la quantità di specie in via d’estinzione.

 

Invitiamo Greenpeace a continuare a tenere alta l’attenzione su questi importanti temi ambientali.

Domani pubblicheremo il seguito di questa vicenda.

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