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Degrado sociale, il riscatto di Marco

Creato il 14 agosto 2012 da Tipitosti @cinziaficco1

Se non fosse nato in una casa diroccata, cresciuto con un padre ubriaco e violento tra ragazzi di vita,non sarebbe diventato scrittore.

Ne è convinto Marco Ghiro, 42 anni,  vissuto per tanti anni nel quartiere San Paolo di Bari, un tempo, area rosa dal degrado sociale. 

Degrado sociale, il riscatto di Marco

“La strada è stata la mia maestra – dice –  Devo la maturità alla mia infanzia difficile, che mi ha costretto a tanti sacrifici e permesso di diventare una persona migliore. Gli sforzi per riscattarmi sono stati tanti. Ma ce l’ho fatta. Ne sono orgoglioso”.

Oggi fa lo scrittore e con il ricavato della vendita dei suoi libri, può permettersi di aiutare chi come lui ha conosciuto la miseria e la sofferenza.

In questa intervista ho raccolto le Memorie del Sottoscala di Marco.

Ci parla della sua infanzia? Quali ricordi ha?

Sono nato in una casa diroccata, un monolocale con il bagno nel sottoscala. Mio padre non lavorava tutti i giorni, mia madre era l’unica forza della famiglia. Io, il maggiore di cinque figli, ho cominciato a lavorare a nove anni. Facevo il garzone.  Di mattina a scuola, il pomeriggio a faticare. Nel 1980, l’assegnazione delle case popolari al quartiere San Paolo. All’epoca quella zona era popolata  da molti delinquenti. I clan si scontravano  tutti i giorni. Droga e sigarette di contrabbando passavano sotto i nostri occhi. Ci sentivamo impotenti. Nessuno poteva aiutarci. Noi eravamo i figli del cemento,  destinati al fallimento. Ma oggi sono orgoglioso di me stesso. Ho dimostrato che al destino ci si può opporre. Lo ripeterò all’infinito: è la stata la strada a farmi diventare scrittore. Ricordo che, non avendo un quaderno, annotavo su pezzi di carta tutto quello che vedevo. E mi dicevo che un giorno avrei raccontato tutta la mia sofferenza in un libro per aiutare altri ragazzi ai margini. 

Degrado sociale, il riscatto di Marco

Ha qualche altro ricordo?

Ricordo l’amicizia con alcuni coetanei, ragazzi che con tanti sforzi sono riusciti a diventare persone perbene. Ma ho impresso ancora nella mia memoria un amico, che è morto tra le mie braccia a 14 anni, a causa di un’overdose. Credo che non riuscirò mai più a cancellarlo.

Il suo ultimo libro si intitola Psicanalisi di un delitto. Quanto c’è della sua vita al San Paolo in questo lavoro?

Nel mio thriller Beatrice rappresenta  una ragazza del mio quartiere, che si prostituiva. Era una persona sensibile e dolce.

Quanto è stato difficile riscattarsi da quella realtà?

Non è facile rispondere. Quando stai lì,  emergere dai palazzoni di cemento è l’unica speranza, la sola àncora che ti dà la forza per andare avanti. Devi convivere con la malavita. Per strada conosci tutto e tutti, ma a volte devi scendere a compromessi per evitare di essere preso a botte. Ti ritrovi coinvolto in pasticci senza saperlo. Non puoi venirne fuori, sperando che qualcuno ti aiuti. Devi solo avere la forza di scappare da quel mondo in cui ogni ragazzo nel bene o nel male appartiene ad un clan. Ma non ci riesci, se non hai davvero la voglia di farlo. Non è facile mettersi contro un intero quartiere.  Contro tutti. Ho fatto tanti sforzi. Ripeto, ho dovuto raccogliere tutte le mie forze per riuscirci. E sa perché?

No.

Perché ho dovuto combattere anche nella mia famiglia. Mio padre era diventato violento con noi. Le violenze fisiche erano all’ordine del giorno. L’alcol lo divorava ogni giorno. Si sentiva un fallito. Ho dovuto lasciare la scuola per lavorare. La vita non è stata clemente con me. Sono diventato adulto già a 14 anni. Questo, però, mi ha aiutato a decidere subito cosa fare ed essere una volta maggiorenne.

Si sentirà un tipo davvero tosto! 

Mi sono sentito tosto quando ho visto morire quel ragazzo. La mia vita in quel momento ha preso un’altra piega. E’ stato allora che ho capito una cosa: i soldi ti danno gioia, sì, ma solo per brevi periodi. Occorre sacrificarsi sempre. Le minacce che ho subito sono state tante, ma più forte è stato il desiderio di crescere. Volevo lavorare e riprendermi ciò che avevo perso: la scuola. Così all’età di 18 anni ho conseguito la licenza di scuola media. Mi sentivo orgoglioso e tosto, perché nella mia condizione di povero, avere un pezzo di carta rappresentava un lusso. Quanto ero felice di frequentare persone che mi avrebbero insegnato finalmente qualcosa di utile nella vita! E’ stato allora che ho cominciato a parlare e a guardare il mondo in modo diverso. Volevo conquistarmi la fiducia di chi mi rivolgeva la parola. Lo posso dire a gran voce: non ha vinto la desolazione del cemento. Ma l’anima di un ragazzo, che voleva a tutti i costi crescere.

Degrado sociale, il riscatto di Marco
Il ricavato della vendita del suo primo libro è andato a bambini poveri. Psicanalisi di un delitto finanzierà un progetto nel carcere di Asti. E’ così?

Il mio primo romanzo nasce da tanti sacrifici: due anni di duro lavoro. Ambiente, personaggi vissuti in prima persona. E’ stato difficile decidere dove far vivere il protagonista Thomas, costruire attraverso la mia persona questo personaggio, scrivere in maniera semplice per permettere a tutti di leggere e sentire la mia scrittura. Ho devoluto buona parte del ricavato al progetto scolastico LA LEGGENDA DI NEBROS, che doveva aiutare i bambini bisognosi. Oggi con il ricavato del mio thriller sto finanziano un bellissimo progetto nel carcere di Asti, ed in particolare nella casa circondariale di Quarto. Raccoglieremo storie di ragazzi e ne faremo un libro, che servirà da monito. Puntiamo a raccogliere denaro e a rendere migliori le condizioni di vita di quei detenuti. Per tanto tempo ho pensato ad un progetto simile, ma sa quante volte i penitenziari hanno respinto le mie proposte? La realtà è una: se non sei agganciato, non ti calcola nessuno. Un giorno il carcere di Asti mi ha chiamato per presentare il mio primo libro. Ad ascoltarmi c’erano l’educatrice e quaranta detenuti. Ho approfittato di quell’occasione per descrivere i miei progetti. Mi hanno preso per un folle. Ma sono andato avanti, sino a quando è nato l’altro mio lavoro, Psicanalisi di un delitto, che il pubblico sta apprezzando. Non ci avrei mai creduto.

Quanto è ancora pericoloso vivere nel quartiere San Paolo?

I tempi sono cambiati. Il quartiere cresce,  i centri culturali sono in espansione, i ragazzi non sono più  tanto soli. Quando vado a trovare mia madre sento un’aria diversa. Oggi si vive meglio. Un giorno tornerei lì ad abitare, perché sono tosto.

Una giunta regionale o un sindaco, che abbia fatto qualcosa per quel quartiere?

Nessuno.

Cosa si dovrebbe fare subito?

Costruire oratori con educatori. Manca una guida per tanti ragazzi.

Un messaggio al sindaco di Bari, Michele Emiliano? 

Degrado sociale, il riscatto di Marco

Stare vicino ai quartieri e non solo al San Paolo. Coinvolgere i ragazzi, ascoltarli. Occorre capire di cosa hanno bisogno. Non chiedo tanto.

Perché non devolve il ricavato della vendita dell’ultimo ultimo libro al suo quartiere?

Sono impegnato in un progetto, rivolto al quartiere San Paolo. Il mio sogno è realizzare aree  per i ragazzi, ludoteche  e oratori .

Ha già qualche altro libro in mente?

Sto lavorando alla prossima opera: un thriller tutto al femminile,  CHAT,  la storia di una ragazza della Bari bene. Sarà pronta per la fine dell’anno.

Degrado sociale, il riscatto di Marco
A quale scrittore vorrebbe essere paragonato?

Non ho un’ idea ben precisa. Voglio solo essere Marco con le sue idee e le sue emozioni. Paragonarmi ad altri è indice di presunzione.  Voglio soloimparare da altri, non  essere paragonato ad altri.

                                                                                                                                                                     Cinzia Ficco


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