Ci incontriamo a Ronco Pitotti con Federica e Lorenzo, anime salve – e salde – di Vignai da Duline. Questo vigneto è uno dei due cru aziendali (l’altro è Duline), con vigne risalenti agli anni 30, cresciute su basi di piè rupestris, e non sui più comuni portainnesti americani post-fillossera. Siamo su vigneti che da oltre 40 anni non vedono concime, né chimico né naturale, che ad ogni modo renderebbero dura la vita delle radici originali, più a loro agio in un ambiente incontaminato.
Il paesaggio è verde ed inerbito, pare fertile ma in realtà vi è solo una spanna di terra sopra un substrato di roccia vergine che costituisce questo versante di collina, intonso almeno dal 1600, come si può vedere dalle carte con i riferimenti dei vigneti. Le linee dei filari mostrano con i loro andamenti i profili delle colline, denunciando l’intervento dell’uomo ad ogni angolo netto del loro volgere.

Il Pinot grigio è la varietà storica di Ronco Pitotti, rappresentandone il più vecchio esempio in Friuli, e le si affiancano filari di tocai giallo, chardonnay, merlot, pinot nero e refosco dal peduncolo rosso. Tra i vitigni appena elencati i più scaltri avranno notato il tocai giallo, quello che era il biotipo principale fino agli inizi del 1900, dal grappolo spargolo e acino piccolo, dalla spessa buccia. Ora il vigneto friulano vede maggioranza di tocai verde, capace di rese maggiori ma più sensibile a problemi fitosanitari a causa di una buccia più fragile e un grappolo più compatto.


Tra una considerazione e l’altra si stappa la Malvasia
Chioma Integrale 2014, nata proprio dal concetto di vigna non cimata, e riempie i nostri calici di gioiosa luce. Piena e intensa nei profumi, di sasso, arancia, lavanda e nocciola. Invoglia al sorso

In un’atmosfera quasi indescrivibile di pace approfondiamo la conoscenza, scoprendo che Federica è insegnante alla scuola Steineriana, mentre Lorenzo viene da un passato di artista, come bassista del gruppo combat-folk degli Arbe Garbe, una carriera che per la sua natura nomade mal si conciliava con le esigenze stanziali del lavoro in campagna, e quindi presto abbandonata per dedicarsi a tempo pieno ai vigneti e alla cantina.

La passeggiata di ritorno è altrettanto bella, osservando il terreno, con una vena di flysch affiorante, rocce sedimentarie multiformi e friabili, che con i loro strati alterni permettono un buon drenaggio e una discreta riserva d’acqua per le radici. Lorenzo ne preleva alcuni frammenti per mostrarci la diversità di componenti, che determinano gli apporti minerali alle sue piante. Piante di cui ammiriamo la disposizione lungo l’anfiteatro naturale della collina nei filari di chardonnay, stupendamente volti verso la vallata come in un abbraccio.
La vendemmia qui era appena terminata, qualche foglia tira già al giallo o al rosso, mentre il pomeriggio avanza e si fa ora di lasciarci, ma con la promessa di vederci presto, probabilmente al Mercato FIVI di Piacenza, a fine novembre, dove troveremo sicuramente i nostri fantastici Vignai da Duline.



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