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Dei treni perennemente in ritardo

Creato il 22 gennaio 2015 da Scribacchina

Il grave di un treno in ritardo non è tanto la corsa disperata per riuscire a prendere la coincidenza (cosa che, nel mio caso, si traduce in un bel ruzzolone sulle scale della stazione di turno).
Il vero “grave” è quella mezz’ora di tempo libero, dove aspetti la littorina e non sai cosa fare.
E lui è lì, il signor Feltrinelli, nel suo corner alla Centrale di Milano; è lì, coi suoi millemila libri e un sorriso ammaliante.
Ti fa l’occhiolino, il birbante; ti dice: “Forza, entra: un libretto piccolo piccolo ti ci sta in borsa”.

Invece la sottoscritta ha fatto di testa sua, come sempre: quello mi manca, quell’altro me l’aveva suggerito X, quell’altro ancora cosa vuoi che sia… Morale: all’uscita dalla Feltrinelli, la mia “borsetta da lavoro” pesava circa 3 kg in più.
Ed erano solo le 7 di mattina.
Hai capito il perché del ruzzolone.

Train station

Oggi, con M. si parlava della gente delle mie parti. Il milanese ciuccianebbia, il bergamasco muratore: i soliti stereotipi, che nel caso del bergamasco hanno un fondo di verità. Si dice siano chiusi, arcigni, impenetrabili, scontrosi; insomma, persone proprio brutte.
Accento a parte, tu non sei bergamasca, vero?… Sei proprio diversa”.

Orgogliosa di essere diversa.
E di avere tanto, tantissimo sangue veneto che scorre nelle vene. :-)


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