Del bene e del male in mezzo al mare

Creato il 01 giugno 2010 da Parolecomplicate

Arrivarono di notte su un vecchio cargo anni ‘80 prestato per l’occasione dal padre di un compagno. Decisero di ormeggiare al largo della Nuova Stazione Navale di Taranto. Dal mare la base della marina militare italiana sembra un luna park, solo senza rumori. L’idea iniziale era un’azione dimostrativa stile Greenpeace contro il deturpamento dell’ambiente naturale, contro la guerra ed armamenti, in generale. Poi però all’ultima riunione ci si era fatti prendere bene dall’impresa e dalla morale, dai tiggì che ne avrebbero parlato il giorno dopo, dalla necessità di difendere . Avevano deciso di sfondare il confine di blocco, di entrare in territorio militare. Mentre avanzavano a pochissimi nodi si udirono le pale dei primi elicotteri. Non ebbero neanche il tempo di accorgersene ed erano già sulle solo teste. Tre enorme libellule in tuta mimetica. Dalla loro pancia venne gettata una corda sul tetto del cargo anni ‘80. Il primo militare italiano iniziò a scendere. Lapo, che nelle riunioni era sempre quello che dettava il tempo, il più applaudito, si precipitò in quello che lui stesso aveva chiamato “lo stanzino della rivoluzione” a prendere le spranghe. Appena il militare, un ragazzo sui 20 anni, mise piede sulla barca, Lapo ed altri 20 uomini iniziarono a massacrarlo di botte. Il militare svenì. Poi ne scese un altro. Lapo lo indicò, urlando, come si fa con un capro o con un frocio a Roma. Altre 20 persone, altre venti spranghe più l’arma del primo ventenne contro questo secondo, che di anni ne aveva 19.

Andò avanti così tutta la notte. Man mano che i militari italiani si calavano sul cargo anni ‘80, gli ambientalisti li macellavano e ne lanciavano fuori dal pontile i corpi. I militari tennero un comportamento esemplare e molto democratico, lasciandosi macellare. Gli ambientalisti alla fine della missione furono ricevuti dal capo dello Stato e dal vicepresidente del WWF. Dopo una premiazione quasi ufficiale fu offerta loro una cena di pesce. Il capo e il vicepresidente scaricarono il conto dall’iva, sotto la voce “spese di rappresentanza”.


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