Perché la Siria?
Mi domando se ha un senso parlare della Siria oggi in un sito di viaggi, ben sapendo che si tratta di un viaggio impossibile da realizzare, in un paese sconvolto da una guerra atroce e incomprensibile ai più, di cui poco si sa e di cui non si intravede una fine.
Così si esprime Paolo Dall'Oglio sulla Siria:
Ora la Siria è il paese dei sogni infranti, il paese dell'abbandono internazionale, vittima degli egoismi globali, dell'inconsistenza democratica, delle perversioni religiose.Paolo Dall'Oglio è un gesuita noto per aver fondato negli anni Ottanta una comunità monastica a nord di Damasco e per essere stato fortemente impegnato nel dialogo interreligioso con il mondo islamico. Questo suo attivismo gli ha procurato prima l'espulsione dal paese da parte del regime di Damasco, infine mentre si trovava a Raqqa, nel nord della Siria, impegnato in difficili trattative per la liberazione di un gruppo di ostaggi, è stato rapito e da allora non si sono avute più notizie sicure sulla sua sorte.
Questo è quindi il racconto della memoria, il racconto di nostalgie, di gioielli architettonici persi per sempre, di un luogo annientato dalla follia dell'uomo.
È il racconto del paese che ho conosciuto io, prima che le rivolte esplodessero, e di ciò che mi ha lasciato dentro. Immagini, profumi, aromi. Volti e sorrisi di gente cordiale e generosa, desiderosa di aprirsi al turismo, orgogliosa della sua ricchezza, dei suoi tesori e del suo ruolo nella storia. Era il momento in cui si stavano avviando numerosi progetti per sostenere e incentivare il turismo. Stava diventando la meta prediletta di appassionati di archeologia e storia che affluivano da tutto il mondo.
Io ho avuto la fortuna di visitare questo magnifico paese nel 2008 e ne conservo un ricordo struggente. La mia Siria è un paese magnifico e accogliente, pieno di calore e di colori, ricco di imponenti siti archeologici, di vestigia antiche portate alla luce da archeologi di tutto il mondo, un territorio che, tra deserti, oasi e vallate ospita maestose rovine di ogni epoca, colonne, capitelli, fori imperiali, teatri, monumenti, fortezze.
Crocevia tra occidente e oriente, ha avuto un ruolo di primaria importanza nella storia dell'umanità, è stato un punto d'incontro di popoli e culture, ognuno dei quali ha lasciato una traccia, una testimonianza del suo passaggio. Le sue antiche rovine evocano periodi storici lontani nel tempo: l'antica Mesopotamia, l'Impero Romano e i Bizantini, i primi secoli del Cristianesimo, la nascita dell'Islam, le Crociate.
Mi porto nel cuore tanti momenti vissuti intensamente, le emozioni forti che l'incontro con la storia e una cultura così diversa e variegata mi ha regalato.
Le atmosfere dei suq di Aleppo e di Damasco con l'aria impregnata dai profumi e aromi coinvolgenti di cibi e spezie multicolori. Curcuma, incenso, cannella, zafferano, menta e altre dai nomi sconosciuti, ma dagli odori penetranti. Il vociare confuso della gente, i venditori di tè alla menta ad ogni angolo, il caffè al profumo di cardamomo, dal gusto acre, capace di scatenare sensazioni forti nei delicati palati italiani. Gli occhi delle donne, scuri, profondi, intensi sempre segnati da un trucco marcato.
Come dimenticare il tramonto visto dalla collina che sovrasta Palmira, visione magica dell'oasi circondata dal deserto che al tramonto assume mille sfumature dal rosa al rosso acceso.
Il villaggio di Malula adagiato tra valli verdeggianti appare come per magia con le sue piccole case colorate. Qui si parla ancora l'aramaico, la lingua di Cristo. La piccola comunità si stringe intorno alla Chiesa di San Sergio del IV secolo, in pietra bianca. Ho provato l'emozione di ascoltare il Padre Nostro recitato in aramaico.
La città morta di Ebla, i cui scavi iniziarono nel 1964 per merito di una missione archeologica italiana guidata da Paolo Matthiae dell'Università La Sapienza di Roma.
E poi il colonnato infinito, sotto il sole accecante di Apamea, la città nera di Bosra col suo magnifico teatro romano perfettamente conservato, il canto delle norie ad Hama, le gigantesche ruote sul fiume Oronte.
Mohamad, la guida che ci ha accompagnato durante il viaggio, illustrando le meraviglie del suo paese in modo impeccabile, aveva una conoscenza perfetta della lingua italiana e nutriva grande considerazione per gli italiani. Uomo semplice, dai modi discreti, ha rivelato una cultura molto vasta e profonda che andava ben oltre la conoscenza specifica della sua terra.
Voglio concludere lasciando spazio alla speranza.
Perché la Siria? Perché la Siria non può finire così come il paese dei sogni infranti e delle perversioni religiose. Tutti abbiamo il dovere di sperare che le cose cambino, di non arrenderci, di lottare perché un giorno questo paese torni a risplendere coi suoi tesori. Lo dobbiamo al popolo siriano, alla gente comune che vuole vivere in pace ed è ormai devastata da una guerra che si è fatta troppo crudele.