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Tu chiamala, se vuoi, sincronicità. All'inizio di gennaio ritrovavo per caso in uno scatolone di vecchie cose, il numero del marzo 1986 della rivista Rockerilla, il numero che aveva stampato un mio pezzo su una promettente nuova band di Boston, The Del Fuegos, il cui secondo disco era il mio preferito dell'anno. Non passano pochi giorni che scopro che la band, sciolta da vent'anni, si è rimessa assieme per alcune date in concerto a Boston e a NYC al Bowery Ballroom. Un mese dopo, cercando in rete qualche testimonianza degli show, scopro che la band ha fatto uscire questo mini-LP di otto canzoni, Silver Star, apparentemente solo in formato digitale ma reperibile su iTunes.
The Del Fuegos sono una band di grande talento di Boston, Massachusset (come la più anziana J.Geils Band a cui in parte si sono ispirati). Tutto sommato abbastanza ignorati in patria, hanno invece conosciuto un seguito di culto nel nostro paese, come in quegli anni facilmente succedeva a grandi band di rock romantico, un nome per tutti i Mink DeVille.
I Del Fuegos ci hanno lasciato quattro album entrati nella leggenda del rock: l'energico garage band dell'omonimo esordio; il piovoso e lucido rock romantico di Boston, Ma; l'errebì vagamente J.Geils Band di Stand Up ed infine l'evocativo rock rurale di Smokin' In The Fields. Trovarsi di fronte senza preavviso alla bellezza di otto nuovi pezzi è un'emozione paragonabile a quella di un disco nuovo del Boss o di un'inedito degli Stones. Un'emozione ed anche un'aspettativa notevole: come scrisse Piero Chiara, non c'è un mezzo più efficace per mandare a fondo un ricordo che riviverlo. Un bel pericolo, vent'anni dopo, specie scoprendo che in realtà le nuove canzoni non godono di ricchi budget e produttori blasonati come negli anni che furono, ma sono invece una registrazione low-budget, quasi casalinga, qualche cosa di più di un asciutto demo senza le sovraincisioni cariche di fiati, tastiere e tutto il resto.
Il pericolo scongiurato, dopo un paio di giorni di ascolti ininterrotti lo posso certificare. Al primo ascolto lascia infatti un po' spiazzati il suono molto tranquillo, laid back, dei pezzi, essenziali nella povertà delle incisioni, basso batteria chitarra e voce, pochi tocchi qua e la di piano o di organo, con un Dan Zanes quasi sedato che invece di ruggire, sussurra come un Mark Knopfler. Ma ascolto dopo ascolto dopo ascolto, il cuore pulsante delle otto canzoni viene a galla e conquista.
Time Sleeps Away è una dolcissima e delicata lullabye d'amore che culla l'ascoltatore in un mood a la Dire Straits, miagolando gli che il tempo sfugge. Ma per fortuna qualche volta ritorna (come cantava Patti Smith: i cammini che si incrociano si incroceranno di nuovo).
What You Do ha un bel ritmo ed un bel coro, sottolineato dall'organo, potrebbe essere il pezzo radiofonico.
Friday Night è un bel erre-bi (rithm & blues) da notte tardi, di quelli che faceva forte la band.
Better Let Me è una breve ballata elettrica scritta con calligrafia delicata su carta ruvida dove la chitarra è supportata dal cesello di un bell'organo.
Through You Eyes è il pezzo romantico con un bellissimo refrain, di quelli che non ti riesci a togliere dalla teste, di quelli che Dan Zanes scriveva in modo così naturale: "when the sky was grey I see a brighter day through your eyes, you gave your heart to me, I see how love can be through your eyes" (quando il cielo era grigio io vedevo un giorno più luminoso, nei tuoi occhi, tu mi hai dato il cuore e io vedevo come può essere l'amore, nei tuoi occhi).
The Midnight Train è il r&b cool, a la Stand Up, quello che reclama un sezione fiati alla Brecker Brothers.
Don't Go Down In The Hole è una ballata dolce e orecchiabile con una chitarra in wah wah, da 45 giri su una spiaggia del golfo del Messico.
Raw Honey chiude il disco con uno straordinario lento alla Boston Ma, che canta forte che i fratelli Zanes sono tornati, un lento di quelli che si potrebbero ballare stretto stretti: "io avevo una ragazza, così dolce e così bella, il sapore del suo miele è ancora nella mia mente…"
Sì, anch'io avevo una ragazza così…
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