Si dice che in India non ci atterri, ci sbatti contro.
Ora io non so se l’aver girato quasi tutta la Thailandia e le due settimane in Malesia siano bastate a rendere più mite il mio shock culturale, ma l’unica cosa su cui ho rischiato di sbattere è stato un camion che procedeva contromano senza il minimo imbarazzo nell’autostrada che collega l’aeroporto di Delhi con la città.
“You now it’s very late, pipl (si pipl) get confused, they are tired” mi spiega l’autista.
Eh come no, succede anche in Italia, gli spiego, ma di solito chi lo fa viene inseguito dalla polizia, e gli altri guidatori si comportano come se li inseguisse Godzilla, non con la banalità con cui si affronta una coda.
“We in India believe in reincarnation!” sorride.
Eh bravo, ma non penso che sia inclusa come benefit nel visto turistico.
Di solito le guide quando parlano dei di paesi del sud-est asiatico li definiscono “posti ricchi di contrasti, colori, vecchio e nuovo che si mescolano, ecc” e altre puttanate che potrete raccontare quando nessuno vi chiederà com’era il viaggio ma voi porterete comunque li la discussione per vantarvene e spesso non hanno torto. In ognuno di questi posti c’è una zona piena di grattacieli, starbucks, McDonald e altri fondamentali valori occidentali che convive gomito a gomito con quartieri popolari dove se ti va bene muori per un filo scoperto, se ti va male col filo ti ci garrotano per rubarti le scarpe.
Ecco Delhi di tutto questo se ne fotte altamente, come delle regole del traffico d’altronde, gli ultimi edifici li hanno costruiti gli inglesi all’inizio degli anni ’80 e da quel momento tutti se ne sono fottuti altamente di creare un qualcosa che in cui il turista occidentale medio potesse riconoscersi.
Prendete New York, togliete la maggior parte dei grattacieli, date una bella botta col maglio demolitore a quelli rimasti e riempite lo spazio rimanente di vialoni sconnessi e vicoli che nemmeno in Assassins Creed. Adesso metteteci tutta la sabbia del mondo e collegate il clacson di ogni mezzo con l’acceleratore, e più o meno vi siete fatti un’idea. Sembra una Beirut dove si mangia meglio, o la versione sporca di Bangkok e, credetemi, Bangkok è meno pulita della casa di un uomo che è stato mollato da due settimane.
Visto che sono rimasto in zona solo per un paio di giorni, ammetto di non essermi potuto fare un’idea completa del posto, ma fidatevi se vi dico che se a Delhi non troverete quasi niente di ciò che potrebbe attirarvi in India, ma questo non vuol dire che non vi siano cose interessanti da vedere.
Magari ve le racconto domani, che ormai è tardi, o almeno credo, quando giochi troppo col fuso orario ti ritrovi nel cuore della notte ad aver voglia di caffellatte e svegliato dal venditore di cobra impagliati nel primo pomeriggio, dopo che ti eri messo un attimo sulla panca per riposare gli occhi come i camionisti rumeni della Modena-Brennero.
Diciamo solo che, se proprio dovete andare in un mercato indiano, cercato di farlo quando non c’è la serrata generale contro i negozi occidentali.