“Otto Comuni hanno già una diffida europea e rischiano una sanzione dall’ufficio ambiente della Provincia – afferma il presidente del Consiglio Ato Giampietro Denti – Con lo scarico indepurato si viene condannati, e chi ne risponde sono i sindaci dei Comuni, costretti poi a sanzioni europee pesanti. C’è anche un aspetto penale. Io non voglio essere coinvolto né essere chiamato a rispondere di una situazione del genere. Quindi i lavori devono partire: siamo già a fine 2012 e la sanzione può arrivare in tre anni”.
Non capisco l’urgenza. Ma ci vuole proprio una società mista per far partire i lavori al più presto? “Ci vuole un gestore unico: ma la società pubblica in house poi non ha la possibilità di far finanziare i lavori. Alcuni Comuni l’hanno già chiesto, senza successo. Le banche non finanziano. La Cassa depositi e prestiti non fa l’idrico”.
Gli stessi sindaci però non hanno voluto la società mista nel dicembre 2012: “102 sindaci non hanno chiesto il rinvio, che qualcuno ha fatto passare per revoca. Noi abbiamo rinviato, ma l’unico modello sinora approvato è quello della società mista, che prevede il 60% pubblico e il 40% privato, dunque non è privatizzazione. E il socio privato serve per realizzare i lavori del Piano d’Ambito: 371 milioni in 20 anni. Il precedente Piano d’Ambito era di 570 milioni, molto più costoso”.
Altri tempi, sapendo che siamo in crisi non si poteva sminuire il Piano d’ambito? “Sono i lavori richiesti dai Comuni che sono entrati nel Piano d’Ambito”.
E non si potevano filtrare i lavori, inserire nel Piano quelli urgenti, dilazionando gli altri, limitando le spese? “No, ci sono altri Comuni che rischiano la diffida, oltre a quegli otto che sono già in preinfrazione. E non è vero che con questo Piano d’Ambito poi aumenta la tariffa. L’idrico è competenza dell’Autorità del gas, che fissa la tariffa, come in provincia la fissa l’ato prima del gestore unico”.
In Toscana le società miste ci sono: e le tariffe sono le più alte d’Italia. Ma l’esempio per il presidente dell’azienda Ato non tiene.
Giampietro Denti insiste anzi nell’accusa di “ideologia”, quando si parla di referendum e di volontà degli elettori: “Io sono il presidente di un’azienda, devo arrivare a un risultato per evirare sanzioni gravi ai Comuni. Sono un sindaco anch’io, lo so”.
Non siete un’ufficio della Provincia in realtà? “Siamo costituiti come azienda speciale”. Tuttavia siete parte della pubblica amministrazione, come la stessa Provincia, che è un’articolazione dello Stato, che dovrebbe avere un’altra sensibilità. Siete nominati da chi rappresenta la pubblica amministrazione. “Ci sono Comuni che proprio non possono fare mutui: in assemblea è stato detto” fa notare Denti. E aggiunge: “Dovremo fare lavori, con questo Piano d’Ambito voluto dai Comuni, per 18-20 milioni di euro l’anno almeno. Chi li tira fuori se non si possono fare mutui”.
E i referendum? Non si poteva procedere per tempo, secondo l’indicazione della volontà popolare? “I referendum hanno abrogato il 23 bis e la remunerazione del capitale investito. Caduta la legge italiana, rimane in vigore quella europea che consente la società mista. L’Italia non ha fatto una nuova legge. Quindi perché non risolvere i problemi con la società mista invece di fare dell’ideologia?”
Dunque a quanto pare il presidente Denti ha una risposta per ogni domanda. Certo la società mista non è in sé un reato. Il rischio però, se lo corrono i Comuni con tanta urgenza, lo corrono anche i cittadini. Disgraziatamente si può constatare che tutto concorre contro gli interessi dei cittadini, elettori e consumatori. Direttive europee, mancante legge italiana, costo dei lavori, gestore unico che manca in provincia dal ’94, quando uscì la legge Galli che lo prevedeva e ancora non esiste. Tutto congiura contro il ceto medio basso, già strapazzato dalla crisi economica. Il presidente dell’Aato (azienda Ato, o più semplicemente Ato) si appella alle leggi e ai rischi che possono correre i sindaci. Possibile trovarsi a questo punto, nel 2012? Non era il caso di seguire il cammino predisposto da quella legge Galli, che fu tanto discussa e alla fine non rispettata perché tra le sette aziende ex municipalizzate esistenti in provincia non ci fu accordo?