Magazine Per Lei

Dell’amicizia e la maternità

Creato il 18 marzo 2011 da Rory

Non temete: non sto per diventare mamma!

O almeno, non per adesso. In realtà volevo parlare di una cosa spiacevole che mi è successa con un amico ma poi mi è successa una cosa altrettanto spiacevole con mia madre, perciò ho deciso di unificare le due cose, anche perché ieri con quest’amico abbiamo affrontato un discorso alcolizzatamente profondo su come il nostro carattere sia una conseguenza dell’educazione.

Chi mi conosce un po’ forse sa che  i miei genitori sono separati da moltissimi anni e che io vivo con mia madre. Purtroppo, non andiamo assolutamente d’accordo. Fatemi mettere le mani avanti: abbiamo caratteri diversissimi e anche se lei dice di tentare di capirmi e amenità del genere, non mi capisce affatto. Ma devo ammettere che nemmeno io capisco lei, perciò suppongo che tutto ciò derivi dalla nostra incompatibilità. Parlando con questo mio amico, gli ho raccontato quanto mi mancasse avere una famiglia vicino anche nelle piccole cose, come i pranzi della domenica, come quando qualcuno ti chiede “come stai?/come va?”, cose normali, insomma.

Non vi preoccupate, non intendo fare la Oliver Twist della situazione, anche perché sarei ingiusta. Però mi è sempre mancato avere una famiglia tradizionale, con la mamma che si sveglia e ti prepara il latte, oppure un bel dolce. Mia madre non sa cucinare molto bene e quindi lo fa ogni morte di papa, a differenza di mio padre che quando può cucina volentieri. A proposito, è vero che, in qualità di donna, il mio conflitto maggiore è con mia madre ma devo dire che anche con mio padre le cose non sono mai andate troppo bene, perciò non posso attribire la colpa soltanto ad uno di loro due, sempre se di colpa si può parlare.

Fondamentalmente, mia madre non ci chiede mai come sta perché sostiene che noi non lo chiediamo a lei, cosa non vera ma che comunque non la giustifica. La madre è lei, in linea teorica. Una delle cose che più detesto è quando ci dileggia davanti ad altre persone (che siano parte del parentado o estranei). Lei ci prova proprio gran gusto a definirci nullafacenti, inette e compagnia cantante, peccato che quano le ho ricordato questo ameno particolare, si sia inviperita, dicendo che lei no, giammai godrebbe nel criticare le sue amate figliole dinnanzi a terzi!

Idiozie. Anche perché lei parla male di tutti i suoi parenti, inclusi fratelli, sorelle, zii e nipoti. L’unica persona di cui non parla assolutamente male è la nostra discutibile vicina di casa (di cui vi narrerò le pirandelliane avventure appena mi ricongiungerò con mio padre che vuole partecipare alla stesura della narrazione), la quale non lavora, non ha alcun interesse se non la sua orribile figlia adottiva, una che fa rivalutare, al livello estetico, Mariangela Fantozzi. Ovviamente la mia vicina ha tutta la mia gelosia. Per 25 anni mia madre non ha fatto che ripetere che dovevo lavorare-lavorare-lavorare, avere interessi, lavorare, studiare, lavorare (insomma, per lei chi non lavora è un uomo morto) e adesso la sento lodare in modo sperticato una che per scelta non fa una nerchia dal mattino fino alla sera. Mia madre non mi abbraccia mai, nè mi chiama mai tesoro, attenzioni che invece sono dedicate alla suddetta vicina.

Detto questo, il mio amico mi chiedeva come mai io avessi un carattere solare, credessi (grossomodo) nella famiglia e fossi soprattutto molto affettuosa. Credo di essere così per reazione a tutto questo. Non ricevendo mai abbracci in casa, li cerco da altri parenti, oppure dagli amici, soprattutto ricerco quelle suddette attenzioni che non ricevo mai. Una delle cose che mi sono sempre ripromessa è di essere una madre completamente diversa dalla mia, una che sappia capire realmente le esigenze del proprio figlio, per quanto sia forse la cosa più complicata del mondo.

Non è escluso che quando avrò un figlio capirò forse meglio mia madre e quel che dice, non lo so, o che inizierò a comportarmi come lei. Chi può dirlo. Tornando a noi, penso che tutta questa ricerca d’affetto mi abbia reso gelosa e possessiva nei rapporti umani (con fidanzati o amici, per intenderci). Per dire, se qualcuno cerca di frapporsi tra me ed un mio amico, come per esempio Ciccio, sarei capace di prenderlo a padellate in testa. Questo particolare ci riporta alla questione amicizia.

Il mio amico con cui facevo tutto questo bel discorso, recentemente ha iniziato a frequentare una ragazza che ovviamente, non mi sopporta. Ora so di non essere proprio un mostro di simpatia, anzi, però questa persona non mi conosce (ok, frequentava il mio stesso liceo ma non ci salutavamo nemmeno all’epoca), perciò trovo il suo astio nei miei confronti del tutto immotivato. Chiaramente, anche se il mio amico nega, cerca di allontanarci. E questa cosa mi manda in bestia, perché proprio non ci arrivo.

Conosco questa persona da non so quanti anni, ci vediamo spesso ed abbiamo molto in comune, se avessi voluto provarci non l’avrei fatto tempo addietro? Mica sono scema! In più sono innamorata della persona con cui sono impegnata adesso e non ho alcuna voglia di andare ad infilare la lingua in bocca ad altri. E’ vero, sono una ragazza piacente ma non sono una super top model e soprattutto, tutti quanti abbiamo almeno un amico/a mediamente carino ma mica per questo il nostro compare/comarella (leggi partner) deve sentirsi minacciato.

Quindi io mi chiedo, perché?

Se siete arrivati a leggere fin qui… beh grazie. Vi adoro!



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