Dell’Utri: “Mafioso sì, cornuto no” (Lettera al Fatto quotidiano)

Creato il 01 settembre 2010 da Enmig

Gentile direttore,
vorrei porle all’attenzione una frase di Dell’Utri, detta en passant e a mo’ di battuta, ma che ancora una volta rende conto della pregevole caratura del personaggio.
«Certo – ha detto il senatore al tg di La 7 – non mi fa piacere che il pubblico mi dia del mafioso, ma se mi davano del cornuto era ancora peggio!»
L’intervista era stata rilasciata dopo le contestazioni che hanno zittito il senatore alla rassegna “Parolario” di Como, dove avrebbe dovuto leggere i presunti diari di Mussolini. Ciò ha fatto inalberare il Pdl che ha gridato allo scandalo, inneggiato al diritto di parola violato, paragonato Dell’Utri a Matteotti…
Anch’io ritengo che il diritto di parola sia sacro e santo, sancito dall’articolo 21 dell’unica Bibbia di noi (pochi) laici italiani: la Costituzione.
E proprio perchè sono un’integralista di questa laica religione, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore di un mio peccato. Con sincero pentimento confesso che se parla Dell’Utri, io commetto peccato: appena apre bocca l’onorevole mi sale su, irresistibile, un moto di simpatia per coloro che vogliono zittirlo e negargli libertà di parola. Chiedo soprattutto perdono, conoscendone la magnanimità d’animo, agli squadristi delle libertà che nel cofondatore della loro fede originaria (Forza Italia) scorgono le sembianze del profeta.
Cosparsomi quindi il capo di cenere, vorrei sdebitarmi con una buona azione, anzi un buon consiglio. Ricordo al senatore semplicemente una cosa: parlare è un diritto, non un dovere. Meglio tacere e passare per idiota -diceva Lincoln- che aprir bocca e togliere ogni dubbio. Ma – sono convinto- il senatore questo lo sappia bene. Al recente interrogatorio della procura di Roma sul caso della cosiddetta “loggia P3″, egli si è avvalso della facoltà di non rispondere. Non solo, ma ha anche esortato altri a fare come lui: ” Il consiglio che do a tutti coloro che dovessero trovarsi in un’analoga situazione è di non parlare, perchè lo dice la legge”.
Infine un appunto ai suoi fidi adepti del Pdl, strenui difensori della libertà di parola a giorni alterni (evidentemente era il giorno sbagliato quando hanno epurato Biagi, Santoro e Luttazzi dalla Rai). Consiglio ai vassalli e valvassini del cavaliere di non prendersela più di tanto con coloro che vogliono chetarlo. Negano sì un suo diritto, ma lo fanno in perfetta buona fede: gli (e vi) fanno un grosso favore.


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