Scritto da Matteo Rinaldi
È in ospedale, in Libano, dal 12 aprile scorso. Marcello Dell Utri, condanato dalla Cassazione per rapporti con la mafia, ha una definizione per la sua condizione.
“Sono un prigioniero politico”.
E’ piantonato a vista da tre guardie, due mitra e una pistola, che non si muovono dalla sua camera d’ospedale, la 410.
Fa caldo ad Al Hayat, a sud di Beirut, dove è stato arrestato.
Dal suo letto d’ospedale, Marcello Dell’Utri si considera vittima di una persecuzione e parla senza freni in un’intervista concessa alla Repubblica.
“La sentenza della Cassazione non è nient’altro che la conclusione che mi aspettavo” dice “la conclusione di una persecuzione politica. Perché è solo una sentenza politica quella che mi ha dato la Corte Suprema”.
Dell Utri nega tutto.
Di essere fuggito dall’Italia. Di aver approfittato di amici potenti.
“Ma per favore!” sbotta “Sono tutte minchiate quelle che scrivono i giornali italiani. Io sono venuto qui perché ho un passaporto italiano ed ero libero di andare dove volevo. Ho fatto tutto a mio nome, non mi sono nascosto. Sono qui perché i medici sono bravissimi, nient’altro”.
Una copertura, il Libano, che sembra sospetta: Dell Utri sarebbe amico di Amin Gemaye, ex presidente del Libano.
“Io qui non mi nascondo. Uso il mio telefono, le mie carte di credito. Certo che conosco Gemayel, ma non lo vedo da moltissimo tempo”.
Respinge tutte le accuse, anche quelle delle amicizie con personaggi chiaramente legati alla mafia, come lo stalliere di Arcore Vittorio Mangano.
“L’ho fatto assumere perché è un amico” dice “Mica per altro”.
Nega anche di aver aiutato Vittorio Speziali, la persona indagata per il caso Matacena, che secondo i tabulati telefonici si sarebbe messa in contatto con lui, in cerca di un “vaggio facile” verso il Libano.
“Non so da dove spuntino quei tabulati. Non senzo Speziali da molto tempo. Certo che lo conosco” dice con tranquillità “voleva candidarsi nel Pdl. L’ho incontrato per quello”.
Alla fine, Marcello Dell Utri non solo si discolpa i toto, ma aaza una richiesta: “Vorrei andare ai servizi sociali, come Berlusconi. So che per i reati di mafia, però, potrò al massimo fare assisteza ai carcerati”.
Dell’Utri rimarrà ancora in ospedale, per il momento. Nessun servizio sociale, nessuna reclusione.