di Rina Brundu. Finalmente! Per dati versi la faccenda è peculiare: chiunque abbia studiato anche solo una storia della Chiesa di Roma formato-bignami, testimonierebbe con serenità che a dispetto della sua apparente “resistenza” al cambiamento, della sua ortodossia conclamata nella forma e nella sostanza, i suoi “soldati” sono stati sempre più “avanti” degli altri nel saper “guardare avanti”. Senza scomodare i discorsi teologici, basta pensare alle scoperte dei grandi scienziati (gli astronomi in particolare), uomini-di-Dio, che per conto di Santa Madre Chiesa si sono sempre premurati di investigare la realtà-dei-fatti a dispetto della “posizione” dichiarata dalla dottrina (o forse proprio per difenderla da eventuali side-attacks!). Straordinario, a questo proposito, non troppi anni fa, l’annuncio degli organi di stampa vaticani che scrivendo degli extraterrestri misero le mani avanti sostenendo che, qualora questi esistessero davvero, sarebbero semplicemente “i nostri fratelli in Dio”.
Certo che lo sarebbero e poi quale spazio più vasto dello spazio vero per una nuova campagna di evangelizzazione che, per dirla con Gene Roddenberry, porterebbe i missionari del Cristo dove nessuno di loro è mai stato prima? Nel suo piccolo, Suor Cristina Scuccia, la giovane suora Orsolina della Sacra Famiglia, siciliana di nascita milanese d’adozione, venuta alla ribalta nel ruolo di cantante rochettara post-moderna durante il programma The Voice of Italy condotto, tra gli altri, da Raffaella Carrà, sembrerebbe avere già fatto suo questo discorso. Di sicuro, nessuna suora italiana (ma neppure nessun frate o similare), prima della sua frizzante e godibilissima esibizione tv, era mai riuscita a proiettare un’immagine così giovane, fresca e moderna della chiesa di Pietro. Un’immagine connotata da una rara carica catechizzatrice veramente credibile rispetto alle necessità dei tempi digitali che viviamo. Nello specifico del caso in questione, mi riferisco non solo all’esibizione di Suor Cristina, alla tematica proposta dalla canzone presentata, ma anche allo straordinario “coro” accompagnatorio – in senso teatrale-shakesperiano - improvvisato dalle tre consorelle che seguivano l’esibizione dietro le quinte, or thereabouts (vedi featured image).
Mi riferisco insomma ad immagini e “situazioni” che sono la norma nelle diverse chiese cristiane statunitensi (pensiamo per esempio ai magnifici cori gospel afroamericani delle chiese cristiano-metodiste), ma che a malapena arrivavano sui nostri teleschermi grazie a blockbuster hollywoodiani come i vari Sister Act interpretati dalla mitica Whoopi Goldberg, e che finalmente sono state sdoganate e prodotte anche in Italia. Finalmente! Finalmente la Chiesa di Roma sembrerebbe avere imboccato un cammino di libertà, di leggerezza, di reale comprensione delle realtà-altre e della loro necessità di essere così-come-sono, senza modifiche stile a-nostra-immagine-e-somiglianza, che se non porterà la conversione degli allergici per natura all’idea dell’esistenza del Verbo (la mia tra quelle), porterà senz’altro il maggior rispetto del non-credente. Aiuterà a diffondre l’idea che una Chiesa dei Poveri e dei Giusti serve, indipendentemente da quello che è il nostro Credo e la nostra visione di vita.
Non ritengo che questi straordinari sconvolgimenti siano dovuti agli indiscutibili meriti del “nuovo francescanesimo” in corso – penso infatti che i tanti mutamenti in progress dentro la chiesa cattolica siano stati consequentia rerum, conseguenza delle necessità dei tempi che impongono a tutti, Chiesa di Roma compresa, di cambiare o di morire – ma è indubbio che il diverso approccio verso la realtà contingente tenuto a battesimo da Papa Francesco abbia fatto sentire il suo benefico influsso.
Viva il Papa! Mai avrei pensato in vita mia di arrivare a scrivere tanto: l’età? Il dubbio mi assilla.
Video Link all’interpretazione di Suor Cristina Scuccia di “No One” e sotto il Soweto Gospel Choir canta “Oh happy day”.
Feature image, screenshot da The Voice of Italy (Rai 2).