
La crisi, i Forconi, il blocco dei TIR, il terremoto, la Concordia, c’e’ chi si diverte a pensare che i Maya non avessero poi tutti i torti, e che la fine del mondo non sia una cosa cosi’ tanto pazza.
Ieri il blocco dei TIR l’ho vissuto piu’ direttamente, con una visita al supermercato che non ricordavo cosi’ triste dai tempi di Chernobyl, ed ero comunque piccolo: scaffali del fresco completamente vuoti, frutta, verdura, tutti gli scomparti senza nulla all’interno, solo melograno da comprare, paradossalmente simbolo di ricchezza e proliferazione, il latte, di qualsiasi genere, assente all’appello.
Due tacche di benzina nell’Audi e una nella Punto, fino a fine settimana avrei avuto benzina per andare a lavoro, poi boh. Tutti i distributori intorno a me e sulla strada del lavoro chiusi da giorni.
Torno a casa, leggo qualche news del Il Mattino dal cellulare e una notizia delle 20.15 informa dei pochissimi distributori di benzina riforniti con Polizia e Vigili del Fuoco a seguito in quel di Napoli. Ce ne e’ uno sulla tangenziale vicino casa mia.
C’e’ la partita al San Paolo stasera, tutti saranno incollati alla televisione, metto in registrazione la partita e in mezz’ora ho fatto il pieno a entrambe le auto, con una fila di 5 minuti.
Ora la domanda e’ se dovevo fare benzina veramente, e se non dovevo invece farmi coinvolgere da questa protesta e rimanere senza benzina e bloccare tutto anche io.
La benzina a 5 km dal nostro confine costa in pratica la meta’ di quanto la paghiamo noi, tutto continua a salire, a breve si dovra’ pagare la seconda rata della spazzatura, per cosa? per strade sempre sporche e giardini non curati?

Certo ci sono problemi piu’ grandi, forse faccio parte della generazione, dell’ultima generazione, che ha avuto la fortuna di trovare un lavoro abbastanza facilmente, ma faccio parte della stessa generazione che vive sempre con l’incubo della precarieta’, precarieta’ data anche da grandi colossi industriali che domani decidono di fare auto piu’ a basso costo in un paese senza diritti per i lavoratori, e dove possono continuare a dire Made in Italy, in un paese in cui identificarsi diventa sempre piu’ difficile, dove la classe dirigente appare sempre meno credibile, e poco affidabile.
Ma sono solo e sempre parole.
Massi






