Una notte ho sognato che mi marcivano tutti i denti.
Tre giorni dopo, mentre ero ferma in colonna per andare al lavoro, un furgoncino mi è entrato dentro da dietro trasformandomi in un sandwich. Era il 28 aprile, e ancora oggi sono a casa in infortunio: macchina da demolire, collo il lento recupero.
Che uno dice: vabbè, è una ruota che gira, stavolta è girata dalla mia parte.
Sarà anche vero, per carità, però io che c’ho l’ascendente in vergine e che devo trovare una spiegazione per tutto ciò che accade, sto cercando di capire il senso di questo stop-and-go.Sicuramente ho imparato che, se mai dovesse capitarmi qualcosa di più grave, o trovo i soldi per pagarmi una badante, o faccio prima a spararmi un colpo (ah, la solitudine della sventura!).
Per il resto mi sono persa:
- la Digital Week di Ca’ Foscari, dove dovevo intervenire come relatrice e blogger
- il BookSwap di Venezia, dove fortunatamente le mie socie sono riuscite a sopperire alla grande alla mia assenza
- tutta la campagna elettorale di Milano (io e Mister Magoo abbiamo fatto il tifo dal divano di casa, tutti agghindati d’arancione, ma non è proprio la stessa cosa): e quando ci ricapita un’emozione così?
- un matrimonio bellissimo in laguna
- la Biennale di Venezia che inaugura domani
e un sacco di altre cose imperdibili.
Ovviamente, dovendomi ricomprare una macchina nuova, quest’estate mi saltano le ferie.
Poi, visto che le sventure non vengono mai da sole, a luglio dovrò pagare 1.200 euro di 730 e il mio cane si è ammalato, vomitando ripetutamente a spruzzo per tutta casa. Meglio così, certo: quando tutta la sventura si concentra in un periodo solo, se sopravvivi poi sarai libero per un po’ di tempo.
Se sopravvivi, soprattutto, potrai capire a cosa è servita la sfiga.
Perché talvolta serve a qualcosa e si incastra perfettamente in un disegno.
Sto cercando di decifrare i segni e i frutti, ma nel frattempo posso dire: bell’anno di merda.P.S. Sto trascurando un po’ il blog perché…. perché…. a fatica (enorme, immensa, insopportabile fatica) ho ricominciato a scrivere il mio terzo libro. Perdinci.