Oggi mi sento decisamente ispirata, sarà la primavera in arrivo? In più questa è la mia sezione Editoriali e, dunque, posso scriverci quello che voglio. Dal lancio del sito completamente rinnovato è la seconda volta che lo faccio, e andrò a toccare un argomento spinoso. Le genti: si incazzeranno, condivideranno dicendo che sono “la solita stronza”, mi applaudiranno, insomma, come sempre quando mi metto a seguire il filone “polemica is the way to became a top blogger”, le reazioni saranno diverse e contrastanti. Ma io ho voglia di scriverne ugualmente, dunque lo faccio.
Come avrete capito dal titolo l’argomento in cui voglio vorticosamente entrare è quello del cosiddetto accattonaggio blogger, concentrandomi specificamente su un aspetto, ovvero quello dell’accattonaggio ai danni dei designer emergenti, dei designer autoprodotti e anche dei semplici artigiani. Per farlo però voglio mettere in chiaro come mi sono SEMPRE comportata io nei confronti di queste categorie artistiche: a lungo su questo sito è stata attiva la rubrica Handmade For Future, finché il tempo e il lavoro me l’hanno permesso, ho intervistato ogni settimana su MOMA quasi un centinaio di designer rivolgendo loro 5 domande e dandogli spazio per mostrare le foto dei loro lavori e comunicare link social e ad eventuali shop online. Sempre gratuitamente. Sempre senza chiedere nulla in cambio. Ogni volta che spontaneamente dall’artista è arrivato un piccolo regalo nei miei confronti è stata un’emozione, conservo ancora tantissimi biglietti di ringraziamento, oltre che ovviamente le loro creazioni. Perché vi dico questo? Non per tirarmela perché non potrebbe interessarmi di meno, ma perché credo che sia giusto che tutti i designer emergenti e i creativi che non hanno ancora collaborato con blogger serie (e questa definizione, invece sì, me la do volentieri!), sappiano come funziona, o dovrebbe funzionare veramente.
Questo post in realtà nasce dal suggerimento di tanti creativi, due in particolare, posso citarle? Le cito, Sonia e Silvia, quest’ultima un giorno di qualche tempo fa mi ha fatto leggere su Facebook l’ennesima discussione avuta con una sedicente blogger che le chiedeva di mandarle “dei prodotti, in modo che lei potesse farne una recensione sul suo seguitissimo fashion blog”. Ora, senza aprire una parentesi sull’uso inappropriato dei termini “recensione” e “seguitissimo”…mi domando e chiedo: vi sembra il modo? Forse non sapete che dietro il lavoro di un designer emergente/autoprodotto o di un creativo si nascondono centinaia di autofinanziamenti, forse non sapete che l’apertura di uno shop online o il farsi fare un bel sito sono tutti investimenti da cui spesso è difficile rientrare, per non parlare dell’acquisto dei materiali per realizzare gli oggetti finiti o i prototipi. Non si tratta, quasi mai, di produzioni seriali, ma di “fatto a mano”. Avete idea di quante ore di lavoro porti via? Tutto ciò ha un costo. E chi si proclama fashion & lifestyle blogger, o addirittura cool hunter, doverebbe avere il senso civico e la passione di interessarsi al lavoro di queste persone senza chiedere nulla in cambio se non l’arricchimento personale reciproco che deriva SEMPRE dall’entrare in contatto con menti creative.
Il meccanismo: io scrivo di te = tu mi fai un regalo, è quello che sta portando alla morte totale del blogging. Lo so, lo so che in molti dicono “e allora vogliamo parlare dei post sponsorizzati”?. Proviamo a fare una distinzione e per farla vi racconto la MIA esperienza. Con MOMA ci campo? Non del tutto, ma diciamo che costituisce una buona fetta del mio reddito, in più mi ha dato visibilità (e continua a darmene) come professionista dandomi la possibilità di essere scelta per diversi lavori da freelance, dunque sì, diciamo che ci campo. Ho mai accettato regali in cambio di post? No, semmai l’inverso. Ho accettato di innamorarmi di un progetto e SE POI l’azienda prevedeva anche un omaggio o un regalo ben venga, ma non sono mai andata a chiedere nulla a nessuno. O meglio l’ho fatto, quando magari avevo bisogno di qualcosa per particolari occasioni o shooting, e alla fine, ho rimandato indietro il tutto, esattamente come fanno le redazioni quando preparano i vari servizi di indossato. In più mi sono sentita libera di rifiutare collaborazioni con product placement quando i prodotti non incontravano i miei gusti o non avrei saputo collocarli a livello editoriale all’interno del sito. Non sono un’aliena, semplicemente tengo troppo a questo spazio sul web per pensare di “sputtanarlo”, scusate il francesismo, facendomi riempire di regali che magari non apprezzo nemmeno, per il solo gusto di riceverli o di vantarmene. Per i publiredazionali, che faccio e non ho mai negato di fare, seguo la stessa logica: mi piace il prodotto/progetto? Credo che sia attinente con il mio sito? L’azienda che mi sta offrendo un compenso sta facendo un buon investimento su di me o non sono in target? Sarò una baluba che non si arricchirà mai ma dietro ogni mio publiredazionale c’è un progetto, c’è un sacco di tempo investito in ricerca, in scrittura in editing di immagini, talvolta anche in trasferte.
Ma torniamo al punto, e perdonate la divagazione, vorrei rivolgere alcune domande aperte a tutte quelle blogger che si sono sentite in diritto/dovere di chiedere prodotti e regali ad un designer emergente (quando non addirittura soldi):
- Come vi sareste sentite se, all’inizio della vostra folgorante carriera di blogger, un brand vi avesse chiesto dei soldi per concedervi la pubblicazione di un articolo in cui si parlasse dei loro prodotti? Rifletteteci, ho ribaltato il concetto.
- Se vi definite cool hunter, cacciatrici di tendenze, se dichiarate di amare le nuove scoperte e di fare tutto questo mosse dalla passione, perché volete qualcosa in cambio?
- Cosa intendete quando parlate di recensione? Come si recensisce una collana, una borsa o un soprammobile? Non è più semplice parlare della storia di quel prodotto e raccontare ai lettori vita, morte e curiosità su chi l’ha prodotto, creando così un contenuto di spessore che, oltre ad arricchire il vostro blog, vi aiuta ad avere una forma di pubblicità fatta dalle condivisioni da parte del creativo stesso e da tutta la sua rete di fan, aumentando, dunque, la vostra credibilità come possibile opinion leader?
- Quando andate a fare shopping in giro per la vostra città e trovate magari un negozietto con capi particolari o una piccola bottega artigiana cosa fate? Entrate e chiedete al proprietario di regalarvi qualcosa perché “siete una blogger”? Non credo proprio, e se lo fate, perdonatemi, ma lo trovo di una cafonaggine assurda.
- Anche ammesso che un designer si sia lasciato convincere a regalarvi qualcosa dopo vostra diretta richiesta: cosa avete fatto per lui? Un post e poi “tanti saluti e care cose”?
Io la bomba l’ho sganciata, come sempre, con toni educati, qui il dibattito è aperto.