Egon Schiele, Elizabeth Kederer
Perché se alla donna tornita, in carne, morbida o francamente "grassa", nell'immaginario collettivo si associa la maternità, l'accoglienza e la dolcezza, alla donna magra, ma veramente magra, si associa di solito l'idea di un carattere aspro, puntuto e un po' malignetto.
Come se all'assenza di curve corrispondessero anche spigoli interiori, asprezze di carattere, spine e ruvidezze.
Eccola, quindi, la magrissima, la puntuta, il riccio dagli aculei appuntiti: la donna-vespa, dal pungiglione sempre pronto. Pettegolezzo, battuta sarcastica, occhi vividissimi e attenti, lingua avvelenata.
Come se in quel suo guardare il mondo ci fosse un sottile rancore per essere stata deprivata di qualcosa, dell'essenza morbida e carnosa della femminilità, del doversi conquistare a spanna a spanna il diritto di sentirsi donna.
Un rancore sottile come lei.