Non c'è riunione alla quale partecipi da un paio d'anni a questa parte in cui il relatore non citi una frase, una parola, una locuzione virgolettandola a dovere con l'arcinoto gesto di doppio piegamento di dito indice e medio di entrame le mani.
Spesso a sproposito, senza alcuna correlazione sintattica a motivare la mimica enfatizzante. Spesso abusando di un gesto volatile che non avrebbe tale frequenza se il testo fosse scritto invece che recitato. Spesso credendosi stevejobs.
Pare che se non le usi 'ste virgolette digitali (da dito) non sei nessuno.
Devo dirlo, è una cazzata. Anzi, è proprio passato di moda, siete out con quei ditini flessi ai lati del vostro faccione.
Forse un tempo, nel Pleistocene magari, è stato fico andare in giro a vantarsi: Ehi, Grunf, oggi ho acceso (virgolette con le dita) il fuoco. Ma dopo no, la pratica s'è talmente diffusa che ha incarnato il dozzinale e il prevedibile.
Pure la badante boliviana di mia mamma si pavoneggiava non poco con l'entre comillas, in quello che a me appariva soltanto come un allarmante segno di degrado dei tempi.
Sembra che senza il corsivo, le virgolette, le sottolineature o le parentesi (io son malato di parentisi) non siamo più in grado nemmeno di scrivere, non completiamo l'opera rendendoci ridicoli nel (virgolette con le dita) parlare.
La semplicità è il marchio di chi è forte, di chi non deve ricorrere a mezzucci o a trucchi da quattro soldi e quelle virgolette mimate a chi vi ascolta ricordano tanto le opinabili colorazioni degli scarpini dei calciatori moderni laddove, spesso, si tenta di supplire alla carenza di classe con un accessorio da fighetto.