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Dello straniero ovunque

Creato il 01 marzo 2011 da Andima
Poi chiami la nonna per sapere come sta e la nonna urla, ma lo fa con amore, urla perché sei a Bruxelles, sei lontanissimo per lei e bisogna urlare per sopperire le distanze con il tono di voce, quella voce che le casse del portatile hanno diffuso a tutto volume per la stanza, che su Skype hai dovuto abbassare il volume al minimo altrimenti il vicino del piano di sotto avrebbe potuto bussare alla porta e chiedere di guardare i film horror a volume più basso. Insomma, la nonna urla, magari perché non ci sente bene, magari perché l'amore si misura anche in decibel o forse perché vuol farsi sentire dal nonno. Il nonno di sicuro starà lì, seduto a pochi metri, sulla sua sedia, ad ascoltare la telefonata della nonna, e lì starà ad ascoltare, il nonno ascolta, mastica le parole, le assapora e poi le lascia scendere piano piano, che una parola per il nonno può essere il senso della giornata, la novità che anima la settimana, il ricordo ed il ritornello del mese. Bisogna masticarle bene alcune parole e solo dopo averle digerite per bene si può poi passare alle prossime. Quindi, la nonna grida e il nonno ascolta. E tu parli.

Allora succede che la nonna grida il suo affetto, lei che ha vissuto 39 anni e un mese in Germania ai tempi in cui gli italiani dormivano in letti sempre caldi e il nonno lo ripete spesso: t-r-e-n-t-a-n-o-v-e son tanti, 10 per ogni lettera, ma t-r-e-n-t-a-n-o-v-e e u-n m-e-s-e sono davvero tantissimi, non lo si può dire in fretta, bisogna prendersi le dovute pause altrimenti sembrano meno e invece sono tanti. Trentanove. E un mese. E vuole farteli pesare anche a te, quei trentanove anni all'estero, tu che sei all'estero da tre e qualche mese, tre lo dici in fretta, sono solo 3 lettere, una per ogni anno, non son mica t-r-e-n-t-a-n-o-v-e, e un mese. E succede che la nonna ti ripete un'altra volta quella frase. quella che oramai suona come "copriti bene che fuori fa freddo" e invece è "Cerca di avvicinarti prima o poi, più prima che poi, che con il tempo rimarrai straniero lì all'estero e ti sentirai straniero anche qui quando tornerai in Italia, eh". E tu avresti preferito l'altra, quella del coprirsi bene, che lì a Bruxelles fa freddo per davvero ultimamente, perché le parole dello straniero ovunque non le digerisci tanto in fretta e te le mastichi sempre un po' troppo, anche se ti fermi poi su quel "eh" finale che vale più di mille aromi, perché con quel "eh" avrà voluto dire (urlare, ovviamente) "hai capito? Te lo dico io che c'ho esperienza, hai capito? E non è la prima volta che te lo dico e non voglio ripeterlo più, eh!" o qualcosa del genere e il nonno, lì seduto a pochi metri, avrà chiuso gli occhi e mosso la testa su e giù, annuendo e approvando. Eh. Ed è anche per questo che li vuoi bene a tutti e due, ma sottovoce.

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