Una figuraccia! Un incontro non all’altezza. Crollare davanti alla Corea del Sud è qualcosa che non doveva assolutamente succedere. E che soprattutto nessuno si aspettava. Inattesa. E per questo una sconfitta più amara! Chinare il capo di fronte a una squadra sì ostica, ma poco più che discreta non è degno di una Nazionale che aveva le carte in regola per andare molto più lontano. Semplicemente non le ha messe in tavola quando ce n’era bisogno.
Ai quarti di finale dei Giochi Olimpici, per cercare di entrare davvero concretamente nella lotta per le medaglie. Quarta partecipazione alla rassegna a cinque cerchi e non si riesce ancora a superare questo scoglio. Stavolta non si arriva nemmeno al fatidico tie-break che aveva escluso le azzurre ad Atene (ad opera di Cuba) e a Pechino (per merito degli Stati Uniti). Una vergogna e uno dei punti più bassi del volley femminile che non è mai riuscito a mettersi alla pari delle asiatiche, salite gradualmente in quota e poi capaci di dominare nelle ultime battute del match che le fa volare in semifinale (domani contro le americane vittoriose per 3-0 sulla Repubblica Dominicana). Il 3-1 (18-25; 25-21; 25-20; 25-18) incassato stasera non ammette scusanti. Sia ben chiaro non si criticano le ragazze nel complesso né si mettono in dubbio le loro qualità (hanno vinto la Coppa del Mondo a novembre, nella pool hanno ben giocato contro il Giappone che disputerà la semifinale con il Brasile, hanno avuto un buon atteggiamento con la Russia), ma quanto visto durante questa serata da doccia fredda che è qualcosa di indecoroso e indecente. In alcuni frangenti si è vista la paura negli occhi, il timore di non farcela, è mancata la grinta dei giorni migliori con cui avrebbero dovuto dominare chi stava dall’altra parte della rete.
C’era una cosa semplice semplice da fare: servire bene. Le azzurre erano anche entrate in campo con le idee ben quadrate, precise e puntuale. Il primo set è stato un idillio di perfezione che ci ha fatto sognare. Belle, brave, attente, dominatrici in tutti i fondamentali. Battevano alla perfezione (ottima una lunga striscia di Arrighetti), intelligentemente, in maniera strategica mettendo in difficoltà la ricezione avversaria non di certo eccezionale e loro tallone d’Achille. Limitavano il numero 10, la fortissima Kim Yeon-Koung, top scorer del torneo olimpico. L’unica giocatrice veramente di spessore del loro sestetto. Leo Lo Bianco giocava a tutto campo, Gioli suonava la carica in attacco come ci aveva abituato negli ultimi mesi. Tutto filava alla perfezione. Uno a zero. Sorrisi, applausi.
Lì l’interruttore si spegne. Da un momento all’altro. La Corea capisce come reagire in difesa, l’Italia non batte più come prima. Cambio di palleggiatrice, che gestisce in maniera diversa il gioco, e di opposto, che si rende molto più pericoloso. Game over. Senza combattere, senza riuscire a rimanere incollate più di tanto. Non c’è un attacco valido, Gioli sparisce letteralmente dal campo (14 punti finali ma buona parte arrivati nel primo parziale). Il muro non riesce a contenere una Kim che letteralmente inizia a scatenarsi (28 punti!).
Non si è tenuta d’occhio la palleggiatrice a rete, le si è fatto fare quello che voleva. I palloni sono arrivati invitanti per tutte le compagne che nel terzo e nel quarto set hanno schiacciato comodamente a tutto campo, mandando in crisi Croce (una delle partite peggiori della sua carriera, con un bagher da mettersi le mani nei capelli) e compagnia. Le ragazze di coach Kim sono sempre coriacee e appena hanno avuto 2-3 punti di buco ci sono infilate allargando il gap a vista d’occhio non dando mai l’impressione di poter crollare. Hanno trovato fiducia, hanno impresso velocità nel gioco, rendendosi superiori in tutti i fondamentali.
Troppi errori in generale hanno poi tagliato definitivamente le gambe al nostro sestetto. Si è provato a far entrare il monumento Francesca Piccinini al posto della Costagrande a metà della terza frazione ma non è riuscita a ingranare al meglio in un meccanismo che ormai aveva perso tutto l’olio per girare alla perfezione.
Gioca praticamente solo Lucia Bosetti (13 centri), l’unica davvero a convincere. Tutto male in ricezione, arrivano palle staccate da rete per la nostra palleggiatrice che non riesce a ottimizzare i palloni visto che manca in squadra una bomber di razza (Costagrande delude ampiamente, Del Core sbaglia moltissimo). Una nota positiva per Valentina Arrighetti che nel ruolo di centrale ha cercato di fare per due (13 punti). Barbolini non ha osato abbastanza, non ha dato quella spinta necessaria a spronare le giocatrici a dare quel qualcosa in più; non ha provato a inserire Caterina Bosetti, portata in Gran Bretagna, messa sotto pressione all’esordio in cui non è riuscita a dare il massimo, e poi mai più sfruttata nel ruolo di finto opposto. Si poteva cambiare l’alzatrice per mettere in difficoltà la coreane: Rondon è entrata solo per alcuni punti sulla retta d’arrivo del secondo set. Non ha provato l’asso Barazza, tenuto nascosto per tutto il torneo e non calato nemmeno per disperazione.
Da domani bisognerà fare un serio esame. Di coscienza? Forse. Di sicuro si dovrà analizzare tecnica, tattica e poi iniziare subito a costruire un futuro. Ci sono anche dei Mondiali da disputare nel nostro Paese… Ultima rassegna a cinque cerchi per Piccinini, Lo Bianco, Cardullo (qui assente) e tante altre. Spazio alle giovani. Questo sicuramente.
OA | Stefano Villa