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Demicheli nella Rete delle Donne che lo confutano e smentiscono

Creato il 12 luglio 2014 da Cremonademocratica @paolozignani

demicheli-claudioSempre chiederemo rispetto

In un intervento sulla stampa locale, il Signor Claudio De Micheli ha chiamato in causa l’iniziativa di Rete Donne circa i cosiddetti “funerali dei feti”, con una ricostruzione della vicenda a dir poco romanzata.

Nel maggio 2010 la giunta Perri si è sottratta al rispetto della legge sulla sepoltura dei prodotti abortivi, lasciando decadere la convenzione tra il Comune e l’Azienda Ospedaliera di Cremona, a favore di una convenzione stipulata con una associazione confessionale, che allora prevedeva lo svolgimento di un rito religioso per tutti, senza il consenso delle persone interessate.

La segnalazione di Rete Donne è stata accolta dal Difensore Civico della Regione Lombardia e la vicenda si è conclusa con il ripristino della convenzione tra Comune e Azienda Ospedaliera e con la predisposizione dei moduli per la eventuale delega alla associazione confessionale. Una procedura in vigore dal 2011, che rispetta la libertà di scelta delle donne.

Il Signor De Micheli nel 2010 ha partecipato a quei riti indossando la fascia tricolore,facendosi complice di un sopruso e compromettendo il suo ruolo istituzionale. Adesso, si stupisce che la nuova amministrazione rispetti la procedura:evidentemente, la sua bizzarra concezione della democrazia passa per la negazione delle altrui libertà. Non è questa la nostra prospettiva: la laicità delle istituzioni tutela la libertà di scelta di tutte le persone, nel rispetto delle differenze.

Rete Donne – Se Non Ora Quando? comprende donne di diverso orientamento e sensibilità, del mondo delle professioni, della cultura, della politica, delle associazioni. Il nostro appello, “Chiediamo rispetto” è stato sottoscritto da più di 1.600 persone, evidentemente tutte affette da “foga sistematica, incessante e martellante” e “degna di miglior causa”. Nelle settimane che ci hanno impegnato per il ripristino della convenzione comunale, abbiamo organizzato la grande mobilitazione che il 13 febbraio 2011 ha portato nelle piazze del nostro paese migliaia di persone che hanno dato vita a un movimento contro le discriminazioni di genere.

La nostra causa è questa: la libertà, la dignità, i diritti delle donne.

Ringraziamo tutte le donne e tutti gli uomini che ci hanno sostenuto e ci sostengono in questa avventura. Oggi, ancora, chiediamo rispetto: se non ora, quando?

Rete Donne Se Non Ora Quando? – Cremona

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Considerata la particolare potenza delle donne unite in assemblea non invidio il signor Demicheli che subisce una lezione temibile: questo ex assessore finisce altro che in castigo dietro la lavagna. Non c’è da scherzare. Non si possono violare le regole dando un calcio ai princìpi per farsi bello davanti ai cattolici e cercare qualche voto estremista. Spero che queste signore si facciano sentire: il cattolicesimo distorto e il maschilismo non meritano di dominare il campo. Gli stessi politici uomini fanno da tanto tempo una pessima figura. Riporto per completezza l’intervento di Demicheli tratto dal blog dell’omonima lista

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Alla fine ha fortunatamente prevalso il buon senso sulla coerenza. Meno male. Ma certo colpisce notare come coloro (nello specifico, Maura Ruggeri ed Alessia Manfredini) che durante l’Amministrazione Perri firmarono contro la sepoltura dei feti abortiti, siano le stesse che lo scorso 4 luglio hanno garantito che il rito si svolgesse con le stesse modalità, quelle peraltro da noi avviate.

Un minimo di cronistoria, per capirci: Rete Donne li aveva chiamati «prodotti abortivi». A norma di legge, epperò definizione orribile, oltraggiosa verso l’umanità propria di questi «bambini mai nati», creature anch’essi. Come noi. Come loro. Ebbe ben a precisarlo il direttore del settimanale diocesano La Vita Cattolica, mons. Vincenzo Rini, che, in un proprio editoriale, scrisse: «Nel loro appello Rete Donne parla del funerale dei ‘prodotti abortivi’; è la solita storia: modificare le parole, per nascondere la realtà. ‘Prodotti abortivi’: ma da quando? Feti: è questo il loro nome, esseri umani concepiti e non ancora partoriti, che vengono eliminati; vite umane distrutte prima di vedere la luce». Perché si sappia, sotto le 20 settimane di vita intrauterina, addirittura la norma li bolla come «rifiuti speciali ospedalieri»…

Ciò che si voleva, come Amministrazione Perri ed, in particolare, col mio Assessorato, in realtà, era solo il dare degna sepoltura – obbligatoria per legge – a questi feti privati della vita e di cui i genitori non si eran presi carico. Il deputato Maria Antonietta Farina Coscioni, dei Radicali, urlò al «monopolio» cattolico ed al leso «diritto di libertà di scelta delle donne e della laicità dell’istituzione comune». Per due anni e mezzo il Pd di Cremona su questo punto fece una guerra feroce alla giunta Perri, a colpi di ricorsi, appelli e controricorsi, con un accanimento decisamente degno di miglior causa, in barba alle emergenze, quelle vere, del territorio, sulle quali sarebbe stato più urgente amministrare e dar risposta. Ma tant’è: ognuno ha le priorità che si merita… Fu ancora mons. Rini a lanciare in merito un appello a Rete Donne: «Impegnatevi per battaglie più degne di dedizione», scrisse… Io fui attaccato con foga sistematica, incessante, martellante, accusato di arroganza e protagonismo, di latitare, tergiversare, mentire, dimenticare: «una vergogna» insomma, com’ebbero a scrivere, invocando una «sepoltura senza rito», proprio loro che, quand’erano al potere, dei «bambini non nati» mai si interessarono. Non dimentichiamoci che in «Rete Donne» figuravano all’epoca anche nomi di ex-amministratori, come Maura Ruggeri, assessore nella giunta Corada. Cosa fecero in merito, quando stavano in Comune? L’amministrazione Perri per prima si è fatta carico della questione: dov’erano loro, prima?

Proclamandosi «costernate e contrarie», infastidite dalle «preghiere cattoliche», le militanti di Rete Donne raccolsero addirittura 1.600 firme, raccattandole ovunque: sul posto di lavoro, nel mondo del terzo settore, presso le organizzazioni sociali, «nei luoghi più disparati», com’ebbero loro stesse ad affermare. Tutto, per far saltare il banco e bloccare il protocollo d’intesa tra l’Ospedale e l’associazione «Difendere la vita con Maria», protocollo definito «illegittimo ed irrispettoso». Tra coloro, che sottoscrissero questo documento, figuravano anche due personalità di spicco del Pd locale, Maura Ruggeri ed Alessia Manfredini, che rispettivamente oggi ricoprono la carica di Vicesindaco e di Assessore. Smossero tutti i livelli – comunale, sanitario, regionale, anche il Difensore Civico -. Il settimanaleL’Espresso, commentando la vicenda, scrisse: «Scoppia un inferno». In effetti, era il caso di dirlo…

Da allora sono trascorsi esattamente quattro anni: i primi contatti tra «Rete Donne» di Cremona e l’allora direttore generale degli Istituti Ospitalieri, Piergiorgio Spaggiari, datano infatti maggio 2010. Venerdì 4 luglio era la prima data per la sepoltura dei feti abortiti sotto la giunta Galimberti. Ora che i Servizi Cimiteriali ricadono tra le competenze della citata Alessia Manfredini, dimostratasi all’epoca tanto ostile alla celebrazione, v’era la possibilità che tutto fosse cancellato o sospeso. Constatare invece come la cerimonia si sia svolta secondo il consueto rito, mi ha fatto tirare un sospiro di sollievo. Evidentemente ha prevalso il buon senso. E gli stessi che ieri, con incalzante accanimento, osteggiarono il provvedimento, ora che sono al governo della città lo reiterano.

Un’ultima riflessione. Certamente, aderendo a quella raccolta-firme contro la sepoltura dei feti abortiti, Ruggeri e Manfredini espressero quanto meno la loro distanza dalle posizioni cattoliche. Non solo, la firma dell’attuale Vicesindaco, Maura Ruggeri, la ritroviamo anche in calce ad un altro documento: figurava, infatti, nel 2005 tra i leader del “Comitato per il Sì” cremonese ai tempi del referendum sulla fecondazione assistita, in contrasto frontale con le posizioni contemporaneamente assunte in quel periodo dalla Chiesa.

A ciò si aggiunga il proposito espresso da un altro assessore della giunta Galimberti, Rosita Viola, di istituire il registro delle cosiddette “unioni civili”, etero ed omosessuali; nonché la scelta del Sindaco di non firmare il documento per la tutela dei principi non negoziabili, propostogli da un gruppo cattolico. Decisamente, con queste premesse, non mi pare che i credenti abbiano di che stare troppo allegri…


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