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Democrazia digitale

Creato il 04 marzo 2012 da Tnepd

Democrazia digitale

L’attuale sistema democratico sente la necessità di raffinare le modalità con cui poter esprimere il suo potere e siccome in una democrazia il controllo è demandato alla funzione pubblica (forze di sicurezza) questa si avvale di tutti quei mezzi idonei di controllo che non “appaiano” invasivi e lesivi delle libertà personali e della riservatezza (privacy).

Infatti, come scritto altre volte, è sufficiente girare per le strade per scorgere decine e decine di telecamere di controllo, e nei punti nevralgici delle città l’occhio vigile controlla che non vi siano fenomeni violenti, che comunque accadono, ma che si risolvono, spesso, grazie alla presenza di queste telecamere.

I sistemi di controllo però non sono limitati alle riprese televisive, ma estesi ai controlli negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie, nelle autostrade, nelle banche e in tutti i movimenti che facciamo per pagare una cosa anziché un’altra, così come i cellulari, internet totalmente. Tutto, o quasi tutto, è controllato. Non scappa nulla.

Nonostante tutto questo controllo, appena percettibile, discreto è passato in sordina un provvedimento del decreto mille proroghe del Governo Monti. Si tratta dell’obbligatorietà dell’impronta digitale sulla carta d’identità. (Decreto 216 del 29.11.2011 – Art. 15). Nulla di strano, pare, poiché questa variazione di rifà ad un’altra variazione del Regio Decreto N. 773 del 18 giugno 1931, successivamente modificato con Decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112. In sostanza nel regio decreto viene descritto che l’obbligatorietà dell’impronta digitale verrà applicata su tutte le nuove carte a partie dal 1° gennaio del 2010, e successivamente prorogata, con il decreto mille proroghe, al 31.12.2012.

Cosa c’è di così tanto strano che nessuno ha alzato la voce? Beh! A dire il vero di strano c’è che le impronte digitali sulla carta di identità – una volta – erano obbligatorie per i delinquenti, per i criminali, e non per le persone comuni. Già questo dovrebbe bastare e siccome siamo in uno stato di democrazia, così dicono, tale obbligatorietà stride con il termine democrazia. Sostanzialmente, suppongo, si vuol creare un enorme database, stile americano. E’ facile quindi supporre come le forze di polizia, in possesso di questa enorme banca-dati, siano facilitate nello scovare i delinquenti, sicuramente quelli più stupidi, o meno attenti.

Però può accadere – è successo già molte volte – che in una scena di un reato vi siano impronte di persone estranee che verrebbero comunque investigate per escluderne il coinvolgimento, ma si troverebbero costrette a dover dimostrare l’estraneità con tutte le spese e i patemi d’animo in cui si troverebbero queste persone. Pensiamo, ad esempio, agli incaricati delle pulizie, a qualche impiegato, oppure ad un cliente qualsiasi: di punto in bianco si troverebbero chiamati al posto di polizia per dire cosa facevano, dove stavano, che relazione avevano con un certo avvenimento, e via dicendo, subendo tra le altre cose anche le pressioni che di norma vengono applicate in queste situazioni ai testimoni e/o ai sospetti. Gente che non c’entra nulla improvvisamente coinvolta in fatti a loro estranei, ma che devono essere assoggettai ai criminali e spesso senza le scuse delle forze di polizia a causa della presenza delle loro impronte!!


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